Omelia (05-05-2024) |
don Lucio D'Abbraccio |
Amiamoci, come Cristo ci ha insegnato, e rimaniamo nel suo amore! Il Vangelo di questa sesta Domenica di Pasqua ci riporta nel Cenacolo. E lì, nel Cenacolo, Gesù, scrive l'evangelista Giovanni, dice ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.... Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». E, pensando al sacrificio della croce ormai imminente, aggiunge: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando». Queste parole, pronunciate durante l'Ultima Cena, riassumono tutto il messaggio di Gesù; anzi, riassumono tutto ciò che Lui ha fatto: Gesù ha dato la vita per i suoi amici. Amici che non lo avevano capito, che nel momento cruciale lo hanno abbandonato, tradito e rinnegato. Nonostante ciò, Egli continua ad amare i suoi amici pur non essendo meritevoli del suo amore. Anche noi, quante volte sbagliamo, pecchiamo! Ma il Signore continua ad amarci perché, annota san Giovanni apostolo nella sua prima lettera, «Dio è amore»! Sì! Dio ci ama. E «l'amore di Dio si è manifestato in noi - scrive san Giovanni - quando Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito come vittima di espiazione per i nostri peccati». Gesù, Figlio unigenito, ci mostra la strada per seguirlo, ci mostra la strada dell'amore. Il suo comandamento non è un semplice precetto, che rimane sempre qualcosa di astratto o di esteriore rispetto alla vita. Il comandamento di Cristo è nuovo perché Lui per primo lo ha realizzato, gli ha dato carne, e così la legge dell'amore è scritta una volta per sempre nel cuore dell'uomo (cf Ger 31,33). E come è scritta? È scritta con il fuoco dello Spirito Santo. E con questo stesso Spirito, che Gesù ci dona, possiamo camminare anche noi su questa strada! È una strada concreta, una strada che ci porta ad uscire da noi stessi per andare verso gli altri. Gesù ci ha mostrato che l'amore di Dio si attua nell'amore del prossimo. Tutti e due vanno insieme. Le pagine del Vangelo sono piene di questo amore: adulti e bambini, colti e ignoranti, ricchi e poveri, giusti e peccatori hanno avuto accoglienza nel cuore di Cristo. Dunque, questa Parola del Signore ci chiama ad amarci gli uni gli altri, anche se non sempre ci capiamo, non sempre andiamo d'accordo... ma è proprio lì che si vede l'amore cristiano. Un amore che si manifesta anche se ci sono differenze di opinione o di carattere, ma l'amore è più grande di queste differenze! È questo l'amore che ci ha insegnato Gesù. È un amore nuovo perché rinnovato da Gesù e dal suo Spirito. È un amore redento, liberato dall'egoismo. Un amore che dona al nostro cuore la gioia, come dice Gesù stesso: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». È proprio l'amore di Cristo, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori, a compiere ogni giorno prodigi nella Chiesa e nel mondo. Sono tanti piccoli e grandi gesti che obbediscono al comandamento del Signore: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». Gesti piccoli, di tutti i giorni, gesti di vicinanza a un anziano, a un bambino, a un ammalato, a una persona sola e in difficoltà, senza casa, senza lavoro, immigrata, rifugiata... Grazie alla forza di questa Parola di Cristo, ognuno di noi può farsi prossimo verso il fratello e la sorella che incontra. Gesti di vicinanza, di prossimità. In questi gesti si manifesta l'amore che Cristo ci ha insegnato. Rimaniamo, dunque, nell'amore di Cristo. Gesù stesso lo dice: «Rimanete nel mio amore». Rimanere nel suo amore significa quindi vivere radicati nella fede, perché la fede non è la semplice accettazione di alcune verità astratte, bensì una relazione intima con Cristo che ci porta ad aprire il nostro cuore a questo mistero di amore e a vivere come persone che si riconoscono amate da Dio. Se rimarremo nell'amore di Cristo, radicati nella fede, incontreremo, anche in mezzo a contrarietà e sofferenze, la fonte della gioia e dell'allegria. Dobbiamo proporre con coraggio e umiltà il valore universale di Cristo, come salvatore di tutti gli uomini e fonte di speranza per la nostra vita. Egli, che prese su di sé le nostre afflizioni, conosce bene il mistero del dolore umano e mostra la sua presenza piena di amore in tutti coloro che soffrono. E questi, a loro volta, uniti alla passione di Cristo, partecipano molto da vicino alla sua opera di redenzione. Inoltre, la nostra attenzione disinteressata agli ammalati e ai bisognosi sarà sempre una testimonianza umile e silenziosa del volto compassionevole di Dio. Non lasciamoci paralizzare da nessuna avversità! Non abbiamo paura del mondo, né del futuro, né della nostra debolezza. Il Signore ci ha concesso di vivere in questo momento della storia, perché grazie alla nostra fede continui a risuonare il suo Nome in tutta la terra. Chiediamo a Dio che ci aiuti a riscoprire la nostra vocazione nella società e nella Chiesa e a perseverare in essa con allegria e fedeltà. Vale la pena accogliere nel nostro intimo la chiamata di Cristo e seguire con coraggio e generosità il cammino che ci propone! Per scoprire e seguire fedelmente la forma di vita alla quale il Signore chiama ciascuno di noi, è indispensabile rimanere nel suo amore come amici. E come si mantiene l'amicizia se non attraverso il contatto frequente, la conversazione, lo stare uniti e il condividere speranze o angosce? Santa Teresa di Gesù diceva che la preghiera è «conversare con amicizia, stando molte volte in contatto da soli con chi sappiamo che ci ama» (cf Libro della vita, 8). Ebbene, dialoghiamo con il Signore, poniamo davanti a Lui le nostre domande e ascoltiamo cosa ci dice. Chiediamo al Signore affinché ci aiuti a vivere sempre fedelmente come suoi discepoli. Ci aiuti in questo la nostra Madre Santissima, perché nella vita quotidiana di ognuno di noi l'amore di Dio e l'amore del prossimo siano sempre uniti. Amen! |