Omelia (12-05-2024)
don Michele Cerutti
È asceso al cielo e siede alla destra del padre

Dopo un intenso periodo in cui la liturgia ci ha fatto rivivere l'aria di risurrezione del tempo pasquale, siamo ormai giunti a passi inesorabili all'Ascensione.
Un mistero fondamentale della nostra fede. A volte effettivamente rischiamo di far scivolare il Credo nicenocostantinopolitano e apostolico, dopo l'omelia, con il rischio di farlo diventare uno sciogli lingua eppure lo ripetiamo tutte le domeniche e solennità: È asceso al cielo e siede alla destra del Padre.
Con l'Ascensione abbiamo lo sguardo rivolto alle cose del cielo, ma sempre mi colpisce quello che affermano gli angeli negli Atti degli Apostoli: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo.
Quando Luca scrive gli Atti, teniamo conto anche di un aspetto importante, le prime comunità vivevano la persecuzione, pensavano ormai alla prossimità del Messia che tardava però a venire.
Luca avverte i cristiani del suo tempo, a cui trasmette la narrazione di questi eventi, sulla necessità di non aspettare, ma di camminare: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Abbiamo l'imperativo missionario che accomuna tutti i battezzati.
Certo teniamo fisso lo sguardo sulle realtà del cielo, ma non dimentichiamoci che il cristiano è su questa terra chiamato a essere segno delle realtà ultime.
Subito tutti ci chiediamo, ma come realizzare questo impegnativo compito?
Allora si vanno a scrutare tante cose come messaggi, rivelazioni private, eventuali segreti trasmessi e non ci accorgiamo che nel Vangelo c'è tutto quello che dobbiamo sapere per essere già su questa terra uomini e donne capaci di costruire il Regno.
Come? Nella carità operosa fatta di piccoli gesti come ci insegna Matteo nel discorso del giudizio universale: dare da mangiare a un affamato, dare da bere a un assettato, visitare un carcerato. L'elenco poi prosegue.
Dobbiamo anche rifarci alla carità spirituale nella correzione reciproca, nel consigliare i dubbiosi, nel pregare gli uni per gli altri e nel perdonarci a vicenda.
Fortificandoci nella carità allora il nostro discepolato diventa forte e ci rende capace di essere in grado di fronteggiare le avversità di cui ci parla il Vangelo.
I primi cristiani ci insegnano proprio questo in quelle pagine avvincenti che sono gli Atti degli Apostoli abbiamo visto in mezzo a quelle prove gli apostoli sono dovuti passare.
Paolo sintetizza bene nella 2 Cor al capitolo 11 tutte le prove:
Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.
C'è la consapevolezza però che tutti si può in colui che dà forza.
Compagno del nostro camminare è lo Spirito Santo che quelle comunità sono chiamate ad attendere perché darà loro la forza di proseguire.
Viviamo quindi anche noi carissimi con questa dimensione di attesa in questi ultimi 9 giorni del tempo pasquale in preparazione alla Pentecoste.
La sequenza allo Spirito Santo, ma anche delle piccole giaculatorie che possiamo tirare fuori dal cuore nei momenti in cui siamo più liberi.
Uno delle più belle espressioni che possiamo esprimere dentro di noi e che sempre mi entusiasma:
Del tuo Spirito Signore è piena la terra.
Io penso che ne gioveremo tutti quanti perché il mondo ha bisogno veramente di questa luce in tempi cattivi segnati da guerre e linguaggi forti tra di noi, costruiamo il Regno con la dolcezza perché gli uomini tutti possano guardare al cielo e a Cristo asceso al Padre santificandone sempre il suo nome.