Omelia (12-05-2024) |
diac. Vito Calella |
I cinque misteri della nostra fede in Cristo, “ripieni” di amore e speranza La celebrazione dell'ascensione al cielo di Cristo risuscitato è il ricordo della sua ultima apparizione con il suo corpo glorioso e vivo! Fino al suo secondo e definitivo ritorno, alla fine dei tempi (parusia), siamo nel tempo della Chiesa, animati e guidati dall'azione dello Spirito Santo. Ogni anno ascoltiamo il racconto dell'inizio del libro degli "Atti degli Apostoli", dove l'evangelista Luca, dando continuità alla sua opera letteraria, riporta per la seconda volta l'ultima apparizione di Cristo risuscitato. La prima volta si trova alla fine del suo Vangelo, in Luca 24,50-53: «[Gesù risuscitato] condusse [gli apostoli] fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio». Oggi abbiamo ascoltato il secondo racconto dell'ascensione secondo Luca: «[Gesù disse ai suoi apostoli]: "Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra". Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo"» (At 1,8-11). Anche il finale del vangelo di Marco racconta dell'ascensione di Gesù: «Il Signore fu elevato in cielo e si sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19). La festa dell'Ascensione è la celebrazione della nostra testimonianza di fede, "ripiena" di amore e speranza, sostenuta e guidata dalla potenza dello Spirito Santo. L'autore della lettera agli Efesini dà un particolare distacco a quei ministeri ecclesiali (Ef 4,11: «apostoli, profeti, evangelisti, pastori e maestri»), che aiutano tutti i fedeli ad avere una fede solida e matura. In Ef 1,15-16 aveva scritto: «Avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere» (Ef 1,15-16). Cosa significa testimoniare a tutti la nostra «fede nel Signore Gesù Cristo»? 1°: centrarci su Gesù Cristo morto e risuscitato, Signore della nostra vita! Si tratta innanzitutto di invocare incessantemente lo Spirito Santo affinché possiamo vivere tutte le nostre relazioni in questo mondo avendo come asse fondamentale del nostro vivere l'annuncio pasquale della morte e risurrezione di Gesù e la certezza che Cristo è veramente il Signore della storia dell'umanità e dell'intero universo creato. In Ef 4,9-10, commentando il Sal 68,19, l'autore della lettera agli Efesini ci offre questo fondamento Cristologico, basato sul mistero dell'abbassamento di Gesù fino alla morte e sulla sua risurrezione: «Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose». Ribadisce quanto era stato pregato nel cantico iniziale, in Ef 1,9-10: «[Dio padre] ci fece conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era propostoper il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra». 2°: voler conoscere e amare Gesù Cristo nell'ascolto orante della Parola di Dio In secondo luogo, la fede nel Signore Gesù Cristo richiede il nostro amore appassionato per la verità che ci viene offerta attraverso il nostro incontro orante con la Parola di Dio. L'autore di Efesini scrive «Prego affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui» (Ef 1,17). I ministeri ecclesiali citati oggi servono: «affinché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,13). 3°: sentirsi inseriti come membra vive del corpo ecclesiastico di Cristo! In terzo luogo, la fede nel Signore Gesù Cristo richiede la nostra testimonianza di unità nella carità, sentendoci parte attiva della Chiesa, corpo di Cristo. In Ef 1,22-23 si dice: «[Dio Padre] yutto gli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:23essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose». In Ef 4,1-6 abbiamo accolto il bellissiomo sogno di una Chiesa unita nella carità: «Vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti». Questa domenica è dedicata anche al valore della comunicazione sociale. Siamo chiamati a prendere coscienza che viviamo immersi nella cultura e nell'era della comunicazione digitale e di internet. Siamo tutti connessi ai social network con i nostri cellulari, ma corriamo il rischio enorme di abituarci e accontentarci delle nostre relazioni virtuali, assumendo uno stile di vita fortemente individualista e isolato. Sempre più cristiani rigettano la loro effettiva e affettiva appartenenza ad una comunità cristiana. Ma hanno anche difficoltà nelle relazioni con i diversi, con chi non condivide il proprio gruppo di appartenenza. La nostra fede individuale senza partecipazione comunitaria mette in crisi la missione della Chiesa di essere segno sacramentale della realizzazione del Regno di Dio nella storia dell'umanità. 4°: Fratelli tutti! In uscita! In quarto luogo, la fede nel Signore Gesù Cristo richiede un impegno missionario. Oggi Cristo risuscitato invita anche noi, come fece con gli undici apostoli, ad «andare in tutto il mondo e annunciare il Vangelo ad ogni creatura!» (Mc 16,15). Non è necessario essere perfettamente preparati e convinti. Gesù Cristo inviò un gruppo di apostoli ancora segnati dall'incredulità e dalla durezza di cuore: «Gesù li rimproverò per la loro mancanza di fede e durezza di cuore, perché non avevano creduto a coloro che lo avevano visto risorto» (Mc 16,14). Nonostante queste debolezze, si è fidato di loro e li ha inviati! 5°: L'amore gratuito sostenuto dalla speranza nella forza dello Spirito Santo In quinto luogo, la fede nel Signore Gesù Cristo richiede azioni concrete di amore gratuito, piene di speranza. Chiediamo a Dio Padre che «illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore» (Ef 1,18-19). Gesù Cristo mandò un gruppo di apostoli timorosi, con poca fede, con il cuore ancora indurito per sperimentare la potenza dello Spirito Santo. Attraverso la forza potente della gratuità dell'amore divino, presente e operante nei loro cuori, poterono compiere segni che andavano oltre le capacità umane: «cacciare i demoni nel nome di Gesù, parlare lingue nuove, calpestare serpenti e bere veleni senza morire, imporre le mani ai malati e guarire le loro malattie» (Mc 16,17-18). Attraverso la nostra umile disponibilità ad offrire la nostra corporeità vivente per la realizzazione del Regno di Dio nella storia dell'umanità, lo Spirito Santo agisce per mettere in atto la potenza di Dio che vince le forze del male e dell'egoismo, anche se queste forze sono potenti e pericolose per la nostra vita e per quella degli altri. La nostra azione, sempre sostenuta dalla comunione ecclesiale e dalla preghiera, ci fa rimanere «tralci legati alla vite di Cristo». Allora, sperimenteremo la forza liberatrice e risanatrice dello Spirito Santo, che può agire attraverso il nostro "sì" alla missione della Chiesa, perché ci aggrappiamo unicamente alla fede nel nostro Signore Gesù Cristo. |