Omelia (12-05-2024)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Rocco Pezzimenti

1. Le tre letture odierne richiamano tutte e tre l'episodio dell'Ascensione del Salvatore. Lo fanno con una dovizia di particolari per mostrarne la realtà che è strettamente connessa con la Resurrezione. A questo episodio è legata, ancora una volta. la missione della Chiesa. Marco lo ribadisce chiaramente: "Andate nel mondo intero e predicate l'evangelo a tutta la creazione". Non è un caso che proprio l'epilogo dell'episodio sottolinea che, dopo l'Ascensione, gli apostoli "se ne andarono a predicare dappertutto". Da dove nasce questa solerzia? Certamente dal fatto che di lì a poco saranno inebriati dallo Spirito Santo, ma anche dal fatto che sentono di fare tutto "con la cooperazione del Signore".

2. Dunque, come promesso, il Signore resta con loro e li accompagna con i miracoli che testimoniano la sua presenza, non solo tra gli uomini. È davvero singolare che, proprio Gesù, dica di "predicare l'evangelo a tutta la creazione", perché, come ribadirà san Paolo, tutto il creato attende di essere redento. Quale rispetto per ogni aspetto dell'esistenza! Predicazione e rispetto che sono affidate agli esseri umani, immagine del Creatore, chiamati a redimere l'intero creato. È per questo che saranno accompagnati da quelle capacità che ripristinano le vere leggi della natura, perché questo è il miracolo atteso dall'intera esistenza.

3. Per questo, sostiene san Paolo nell'odierna lettera, il Cristo "ascendendo... diede doni agli uomini". Tra loro, infatti, ci sono apostoli, profeti, evangelisti, pastori, maestri, "perché siamo perfettamente preparati i santi all'opera del ministero". Lo scopo è quello di pervenire all'unità della fede nella quale si manifesta "la pienezza del Cristo". Se invece ricerchiamo noi stessi o, peggio, il nostro egoistico tornaconto, infrangiamo questa unità e non viviamo di carità. Paolo lancia un accorato appello per "conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace. Un corpo solo e uno spirito solo". Su questo si fonda la nostra speranza, convinti che sia alla portata di tutti perché Dio dà a ciascuno i suoi doni.

4. Questa unità, anche se sembra così lontana, si realizzerà comunque. È questa la promessa del Signore e questo significherà ripristinare il regno di Israele. Noi siamo chiamati a dare la nostra parte con un'adesione sincera e disinteressata, senza neppure chiedersi quando questo avverrà. E, se i suoi glielo domandano, Cristo risponde che il Padre "ha stabilito tempi e momenti che non spetta a voi conoscere". A noi spetta di adoperarsi vivendo in spirito di carità: questa è la fede.

5. Vivificare questa fede significa essere suoi testimoni. L'Ascensione ravviva la nostra fede. Gli Atti lo dicono chiaramente. Primo: il Signore è risorto davvero e più volte si mostrato "manifestandosi loro per lo spazio di quaranta giorni". Secondo: è asceso al cielo. Questo è quanto è già avvenuto. Terzo: nello stesso modo in cui è asceso "ritornerà nello stesso apparato con cui lo avete visto andarvi". Insomma l'Ascensione è preludio al suo ritorno finale. Questo è quanto avverrà.