Omelia (19-05-2024) |
don Michele Cerutti |
Spirito forza del perdono e del dialogo A passi ben decisi siamo ormai arrivati a concludere il tempo pasquale con la solennità odierna della Pentecoste che ogni anno ci ricorda gli albori della Chiesa nascente. Addentriamoci nello scrutare questo termine tanto utilizzato, ma anche complesso. Pentecoste vuole dire 50 che nell'antichità ha sempre rappresentato il numero della pienezza. Una festa agricola che era di gioia e di ringraziamento in cui venivano offerte le primizie della terra. Nell'antico testamento veniva annessa la festa di Pentecoste come memoria del dono della Legge fatto da Dio al popolo ebraico che avvenne, secondo il calcolo interno della Bibbia, 50 giorni dopo la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto. La Solennità odierna si innesta all'interno di tutto questo per aiutarci a rimembrare il dono dello Spirito Santo, 50 giorni dopo la Risurrezione. Dono grande questo ed importante perché ci viene consegnato per il perdono dei peccati. Il collante della Chiesa diventa quindi proprio la dimensione del perdono. Lo Spirito Santo ci spinge su questa strada impegnativa che costa veramente tanta fatica anche a me che sto scrivendo queste riflessioni e penso mentre scrivo a ciascuno di voi che mi leggete o ascoltate. Eppure la Chiesa nasce per creare un popolo nuovo, non più legato alla razza ebraica, ma ormai aperto al mondo. Nasce quindi per essere segno di perdono tra tutti coloro che in forza del Battesimo vi appartengono. Quante volte ci diciamo nel nostro cuore e nelle confessioni sacramentali come è difficile perdonare torti subiti magari arrugginiti con il tempo. Cari amici, abbiamo l'antidoto, a questo male che ci prende, attingere la forza dallo Spirito Santo chiedere a Lui di illuminarci e indicarci il cammino perché quelle ferite si possano rimarginare in noi e nel fratello anche se la colpa di tanta asprezza può essere in particolare di quest'ultimo. Allora solo se ci sentiamo amati e perdonati saremo in grado di essere annunciatori veri delle meraviglie di Dio. Nella solennità dell'Ascensione ci siamo detti che inizia il tempo della Chiesa e quindi della missione. Gesù invitava gli apostoli ad attendere l'arrivo dello Spirito Santo per essere annunciatori veri del Vangelo. Con la Pentecoste la missione diventa contrassegnata dalla dimensione del coraggio. Oggi sembriamo demotivati e ci consoliamo dicendo che essere testimoni dell'amore di Dio diventa veramente impossibile. Non pensate che quando Luca scrive gli Atti e quindi il racconto, che oggi abbiamo proclamato, i tempi fossero contrassegnati da maggior semplicità. Il contesto politico e religioso di quel periodo non era favorevole al Vangelo, alla giustizia e alla dignità umana. Ogni tempo è contrassegnato dalle sue difficoltà. Il compito per essere evangelizzatori autentici diventa la sollecitazione forte a creare unità e questa si favorisce solo con la forza dello Spirito Santo. Spirito che favorisce l'unità come detto perché prima di tutto ci viene consegnato per il perdono e ci fa comprendere vicendevolmente. Luca scrive in Atti che quella moltitudine di persone provenienti da razze diverse, una volta ricevuto il Pneuma, parlava l'unica lingua e questa è quella dell'amore. Questa lingua permette di comprendere l'errore dell'uno e cercare di portarci a scovare il bisogno di aiuto nell'altro. Lingua quindi che non ci fa' chiudere dentro i nostri piccoli schemi, ma ci apre alle necessità dei fratelli. Forti dello Spirito i seguaci di Cristo si riconoscevano e c'è un passo molto bello proprio degli Atti al capitolo 11 dove ci viene detto che ad Antiochia i discepoli venivano chiamati cristiani. I pagani, vedendo l'amore che, contrassegnava i membri della Chiesa nascente, hanno trovato il termine che fino a noi e per l'eternità ci contraddistingue. La forza della carità che attira così tanto anche coloro che non credono che ci sono uomini come Simone il Mago che vorrebbero comprare la forza di Pietro per compiere i suoi miracoli (peccato di simonia). Non si acquista niente, ma si prende solo se ci si lascia attraversare dalla luce dello Spirito. Forza che ti aiuta ad affrontare le avversità e ti aiuta a entrare in dialogo con i fratelli. Non sono mancati i momenti di contrasto tra i discepoli. Pensate a quando si è dovuti discutere sul tema della circoncisione. A Gerusalemme nel Concilio le diverse fazioni si sono confrontate per poi giungere in forza dello Spirito a una conclusione. Cari amici, abbiamo bisogno che la nostra fede sia abitata sempre di più dallo Spirito e sempre di più lo dobbiamo rendere il vero protagonista per non trovarci ingabbanati nei meandri oscuri della nostra storia segnati da rancori e da tristezze. Si apriranno strade nuove e percorsi di grazia sorprendenti. |