Omelia (19-05-2024) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Giovanni 15,26-27; 16,12-15 Dunque lo Spirito Santo, terza Persona della Trinità, personificazione dell'Amore creante di Dio, che lega il Padre al Figlio e che dal Padre e dal Figlio procede, esondando sulla Chiesa e sul mondo intero. Basterebbero già queste due righe per riflettere sul mistero della Pentecoste che oggi celebriamo, e che celebriamo ogni volta che ci riuniamo in assemblea. Come ce lo immaginiamo lo Spirito Santo?...e sì, perché per avere una qualsiasi relazione personale con qualcuno, o con qualcosa, dobbiamo almeno poter immaginare chi/come sia il nostro Interlocutore. Ecco che si presenta la vexata quæstio, se la fede possa intendersi in termini concettuali, dogmatici, apodittici, indiscutibili, oppure (la fede) sia in verità una relazione reale, concreta, con una Persona. Chi è, dunque, questo Spirito Santo? a me, francamente l'immagine della colomba non ha mai detto nulla! il fuoco, già un po' di più. Ma in entrambi - un volatile e uno dei quattro elementi - manca ogni riferimento alla Persona. Nel suo famoso capolavoro "Il rifugio", Paul Young rappresenta lo Spirito Santo come una figura femminile, quasi trasparente, eternamente giovane, la quale, dovunque passa, ricrea: gli alberi riprendono vita, i prati si coprono di fiori, il freddo invernale lascia il posto al tepore primaverile,.... Romantico? forse. Ma se funziona ad attivare energie positive, fuggendo la tentazione di commiserarci, deprimerci, rinchiuderci, rimuginare, nutrire rancore, etc. etc.... ben venga lo Spirito Santo in forma di ragazza eterea e vivificante! Se questi possono essere gli effetti psicologico-emotivi dell'azione dello Spirito Santo, proviamo a cogliere quelli più propriamente religiosi; e per farlo ci può aiutare ripercorrere la storia della Salvezza, così come è raccontata nella Sacra Rivelazione: per motivi di tempo dobbiamo restringere la nostra ricerca al Nuovo Testamento. Partiamo dall'Annunciazione dell'angelo a Maria: da questa vicenda impariamo il coraggio necessario a corrispondere all'azione della Spirito Santo: una lezione straordinariamente preziosa; la prova che Dio e l'uomo non sono un'alternativa - aut aut -, ma possono collaborare - et et -. Non solo: la risultante delle due componenti - umana e divina - è molto di più che la semplice somma degli addendi! Ogni facoltà umana, fecondata dallo Spirito Santo, risulta potenziata, più efficace,... Il caso di Maria è emblematico! Ed ora Gesù: archiviata - si fa per dire! - l'Annunciazione, il Natale del Signore, e il suo ritrovamento nel Tempio, a dodici, ecco il Nazzareno sulle rive del Giordano a ricevere il battesimo di Giovanni il Precursore. Dopodiché, pieno di Spirito Santo, fu condotto dallo Spirito nel deserto, dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo (cfr. Lc 4,1-2). Lo Spirito Santo letteralmente caccia il Figlio di Dio a misurarsi con le forze del male. Gesù resisterà alle lusinghe di Satana, costringendolo alla fuga. Ma questa è solo la vittoria di una prima battaglia... La guerra contro il male, Gesù l'avrebbe vinta salendo sulla croce. Lo Spirito Santo ripresenta al Signore la Volontà del Padre per tutta la vicenda terrena: Spirito di fortezza, sì, ma anche - e forse di più - Spirito di consiglio, Spirito di consolazione, Spirito di obbedienza, Spirito di fedeltà In tutte le sue declinazioni, lo Spirito Santo "passa" alla Chiesa, quale eredità del Crocifisso il venerdì di Passione, e primo respiro del Risorto la sera della risurrezione. Ora lo Spirito Santo anima dal di dentro la Chiesa. Possiamo dire tranquillamente e senza alcun dubbio, che il protagonista divino della storia presente è lo Spirito Santo. La Salvezza iniziata con la creazione, fino all'incarnazione, è il luogo della presenza e dell'azione di Dio padre; la vicenda terrena del Verbo incarnato - superfluo dirlo - è il tempo di Gesù di Nazareth. La vicenda della Chiesa è il segno della manifestazione dello Spirito Santo. E, come la discesa dello Spirito su Maria coincise con la vocazione di lei a diventare Madre di Dio, la discesa dello Spirito sugli Apostoli nel cenacolo segnò l'inizio della missione della Chiesa (nascente) ad annunciare Cristo morto e risorto, Colui che portò a compimento le profezie nel suo corpo mortale, ed ora vive per sempre in coloro che accolgono la Sua Parola. Infine veniamo a noi. La storia della nostra fede - la fede non è statica, ma dinamica; dunque anche per la fede si delinea una storia, fatta di slanci e di cadute, di pienezza di grazia e di deserti, di nascita, morte e resurrezione -, presenta le tracce della presenza dello Spirito Santo, una presenza efficace, talvolta imbarazzante, che chiede audacia, abnegazione, sacrificio di sé,... La consapevolezza di questa presenza divina nella nostra vita, dovrebbe aiutarci - il condizionale è sempre d'obbligo! - a vincere il senso di abbattimento, lo spirito di rinuncia, financo la disperazione: in altre parole, la famigerata sindrome di Giuda, della quale abbiamo parlato in lungo e in largo nei giorni che precedettero la Pasqua di risurrezione. Attenti bene: non parliamo (solo) di presenza dello Spirito Santo in noi; ma della consapevolezza di questa presenza (in noi). Essere consapevoli è il segreto della maturità della vita, e anche della fede! Dall'acquisita consapevolezza può scaturire la volontà di rispondere, di collaborare con lo Spirito di Dio, mettendo a disposizione le nostre energie, unendo le forze; per portare a compimento l'opera bella che Lui ha iniziato in noi, chiamandoci alla vita. |