Omelia (19-05-2024)
diac. Vito Calella
Fratelli tutti in uscita

La solennità della Pentecoste ci esorta ad essere "fratelli tutti in uscita".
"Fratelli tutti in uscita" in un contesto culturale di esaltazione della potenza dell'essere umano
"Fratelli tutti in uscita": questo motto sintetizza l'obiettivo generale della nostra azione pastorale come Chiesa inserita in un mondo sempre più ferito da polarizzazioni ideologiche, divisioni e guerre. Mentre l'umanità soffre a causa delle ingiustizie e dei conflitti armati, la nostra casa comune, il pianeta Terra, reagisce all'azione umana, che non rispetta l'equilibrio della biodiversità ecologica nelle foreste; sta reagendo con il ripetersi di disastri naturali (inondazioni in alcune regioni e siccità estreme in altri luoghi).
L'inquinamento dell'atmosfera con maggiori emissioni di anidride carbonica e l'inquinamento della Terra con prodotti di plastica danneggiano la qualità della vita sostenibile delle generazioni future. Tutto questo accade perché la moderna cultura occidentale esalta e pone l'essere umano come "signore" della storia dell'umanità e del nostro pianeta. E gli esseri umani difendono la loro sovranità contro gli altri aggrappandosi al potere della conoscenza tecnologica e scientifica e al potere del sistema finanziario basato sull'idolatria del denaro.
"Fratelli tutti in uscita" nel nome di Gesù Cristo, morto e risorto, nostro Signore!
In questo giorno di Pentecoste noi cristiani ci chiediamo: «Chi è il signore della nostra vita e della storia dell'umanità?» Ringraziamo Dio Padre per il dono dello Spirito Santo perché possiamo rispondere a questa domanda dicendo ciò che ci è stato rivelato attraverso l'apostolo Paolo: «Nessuno può dire: "Gesù è il Signore", se non sotto l'azione dello Spirito Santo!» (1Cor 12,3b).
Pensando all'evento avvenuto il giorno di Pentecoste, riportato dall'evangelista Luca negli "Atti degli Apostoli", possiamo dire che quelle lingue di fuoco che scesero sugli apostoli, su Maria e sui discepoli riuniti in preghiera, può simbolicamente rappresentare l'annuncio pasquale di Cristo morto e risuscitato proclamato in tutte le lingue di tutti i popoli della Terra, affinché l'essere umano possa compiere ciò che è cantato nella seconda parte dell'inno Cristologico di Fil 2,6-11: «Per questo Dio Padre ha esaltato [Gesù, a Lui obbediente fino alla morte, e alla morte di croce], lo ha esaltato sopra ogni cosa e gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni altro nome, affinché, nel Nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi nel cielo, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua confessi: "Gesù Cristo è il Signore", alla gloria di Dio Padre» (Fil 2,9-11).
È bello sapere che tutto ciò che sappiamo di Gesù, tutto ciò che è contenuto nella Verità dei libri sacri del Nuovo Testamento, è frutto della predicazione apostolica, è frutto dell'azione coraggiosa di un gruppo di apostoli, dapprima impauriti, con poca fede e durezza di cuore, che consegnarono le loro debolezze all'azione potente dello Spirito Santo, avendo confidato nelle parole di Gesù. Egli, infatti, prima di affrontare la sua passione, morte e risurrezione, aveva annunciato ai suoi apostoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio» (Gv 15,26-27).
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità!» (Gv 16,12-13a).
"Fratelli tutti in uscita", coerenti con i due significati della Pentecoste
La vigilia e la festa di Pentecoste completano il tempo pasquale e celebrano la speranza cristiana che non delude, di fronte ai tanti conflitti, guerre, calamità naturali, incertezze del futuro che ci attendono: «La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
La festa di Pentecoste celebra la missione della Chiesa nel mondo, affinché sia segno della presenza di Cristo risuscitato che porta tra tutti i popoli la pace e la riconciliazione, tanto attese.
Pertanto, nel Vangelo di Giovanni, il dono pasquale dello Spirito Santo trasforma la comunità degli apostoli, che viveva chiusa e nel timore dei Giudei, in un corpo unito di fratelli chiamati alla missione. Siamo tutti fratelli, in uscita, per portare la pace e la riconciliazione nel mondo: «Gesù disse di nuovo: "pace a voi!". Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Detto questo, soffiò su loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo! A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati"» (Gv 20,21-23).
"Fratelli tutti in uscita", promuovendo relazioni che rivelino il frutto dello Spirito
Aprendo i notiziari e navigando in Internet, guardando la maggior parte dei film e delle telenovele offerti su tutte le applicazioni, ci imbattiamo nell'esaltazione delle opere dell'egoismo umano, che la Parola di Dio chiama con il titolo di "opere della carne", in Gal 5,19-21a: «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizia, contesa, gelosia, ira, intrighi, discordie, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e altre cose simili».
In ogni famiglia possiamo trovare situazioni di conflitto, oppure persone schiave della droga e dell'alcol, oppure vittime di abusi sessuali nascosti tra le mura di casa, oppure sofferenze dovute alla miseria e alla povertà materiale e spirituale. Di fronte a tanta sofferenza, siamo chiamati ad essere corpo ecclesiale di Cristo: fratelli tutti in uscita. Vogliamo riconoscere e avere sempre Gesù Cristo come capo della nostra perseveranza nella nostra comunità cristiana. Vorremmo che ogni persona battezzata, cresimata e che partecipa fedelmente alla mensa della Parola e dell'Eucaristia nel Giorno del Signore si senta veramente "membro vivo" del corpo ecclesiale, concretizzato nella sua comunità. Sarebbe meraviglioso se ciascuno di noi fosse aiutato a riconoscere i doni e le qualità che Dio ci ha donato e, sulla base di questi doni o carismi, trovasse il suo posto specifico nella sua comunità, trasformando i propri doni in ministeri gratuiti nel settore liturgico nel settore biblico e catechetico della formazione o nel settore della carità. Sarebbe fantastico contemplare e celebrare ogni domenica le attività svolte da ciascuno di noi, fuori dal contesto della celebrazione del Giorno del Signore, fuori dal contesto della nostra comunità cristiana, dentro le nostre famiglie, dentro l'ambiente di lavoro, dentro l'ambiente della società politica, dentro la realtà del mercato economico con le sue regole di interessi egoistici; quelle attività che promuovono relazioni che esaltano il frutto dello Spirito Santo: «l'amore gratuito che promuove gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22-23a).
Vogliamo essere "fratelli tutti in uscita", tutti uniti nella nostra comunità cristiana, in questo impegno di fraternità universlae e di sinodalità, per tessere nel mondo relazioni che promuovano il rispetto della dignità umana di ogni persona, a partire dai più poveri e soprattutto sofferenza, e rispetto di tutte le altre creature (cose, piante, animali) che compongono il meraviglioso ecosistema del nostro pianeta Terra.
Sappiamo che è facile sognare. È difficile realizzare il progetto del regno di Dio Padre nella storia di questo mondo. Ma lo Spirito Santo ha risuscitato il corpo morto e crocifisso di Gesù, deposto nel sepolcro e vive in noi affinché diventiamo umili strumenti del «rinnovamento di questa terra» (Sal 104,30), con la sua azione potente insieme alle nostre mani, i nostri piedi, la nostra bocca, il nostro cuore, il nostro corpo, irradiando la gratuità dell'amore divino. I dieci comandamenti, fondamento della morale della vita cristiana, possono essere attuati concretamente con l'aiuto dello Spirito Santo, affinché Cristo regni nella visualizzazione concreta ed efficace dell'unico comandamento: «amare il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta l'intelligenza, e amare il prossimo come se stessi» (Cfr Mc 12,31; Mt 22,38-40; Lc 10,25-28).