Omelia (16-05-2024)
Missionari della Via


Parole meravigliose, da rileggere, da "ruminare interiormente"; parole che toccano, che ci cambiano, che ci introducono in una comunione sempre più forte con Dio e tra noi. Parole che commuovono, perché in quello che è definito dai biblisti "il discorso di addio", Gesù prega per noi! Sì, perché noi siamo nel mondo, e Lui sa che non è semplice e che da soli non ce la facciamo. Perciò con queste parole ha voluto darci la certezza della vicinanza di Dio, del suo sostegno: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi». Gesù prega perché siamo una cosa sola con Lui e tra noi, uniti nell'amore, come la SS. Trinità. Essere uniti: è il sogno (spesso infranto) di Dio, sogno infranto dal peccato, dall'egoismo, dalla smania di primeggiare, dall'orgoglio di non saper chiedere scusa o di fare il primo passo verso l'altro, dall'idolatria di tante cose che ci allontanano dagli altri: dalla corsa al benessere, all'apparire più di "Tizio" o meglio di "Caio", dal cercare sempre il colpevole per la nostra infelicità, senza voler imboccare la via guaritrice del perdono. L'unità, sogno scambiato per l'uniformità, pensando che gli altri debbano essere nostre fotocopie o omologati per quieto vivere. L'unità, disse papa Francesco, non è "colla", ma richiede preghiera e lavoro su di sé, in un continuo movimento di accoglienza e donazione. In quante famiglie manca unità, in quante comunità religiose manca, in quante parrocchie manca unità; perché? Forse perché gli altri non fanno ciò che dovrebbero? Lasciamo che sia Dio a giudicare, noi piuttosto cerchiamo di amare per quel che possiamo, e chissà che chi ci sta accanto, non faccia altrettanto... L'unità, sogno di Dio, realizzabile uniti a Lui, realizzabile guardando a Lui, dove ogni persona si dona totalmente all'altro, accoglie totalmente l'altro, vive totalmente per la felicità dell'altro. L'unità, sogno meraviglioso che uniti a lui siamo chiamati a vivere e realizzare attorno a noi.

«Ecco la prima idea che può già rivoluzionare la nostra anima se noi siamo sensibili al soprannaturale: la fratellanza universale che ci libera da tutte le schiavitù, perché siamo schiavi delle divisioni fra poveri e ricchi, fra generazioni: padri e figlioli, fra bianchi e neri, fra razze, fra nazionalità, persino fra cantone e cantone siamo schiavi, ci critichiamo; ci sono degli ostacoli, delle barriere. No, La prima idea è svincolarsi da tutte le schiavitù e vedere in tutti gli uomini, in tutti gli uomini...
- Ma anche nel mio bambino?
- Anche in quella donna lì così chiacchierona?
- Anche in quel vecchio "rimbambito"?
- Anche in quella povera lì?
- Anche in quell'ebreo?
- Anche in quello lì? ma possibile?
(Chiara Lubich).