Omelia (22-05-2024) |
Missionari della Via |
Come è bello vedere che qualcuno compie qualcosa di bello per l'altro. Eppure il vangelo di oggi ci parla di un altro sentimento che può albergare nel cuore dei seguaci di Cristo: «Lo abbiamo visto fare del bene e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva, non era dei nostri». Cosa c'è in questa reazione? Forse zelo? Se è questo, sicuramente non è direzionato, perché lo zelo dovrebbe perseguire sempre il bene. Probabilmente, è una forma di gelosia, di pretesa, di astio. Quante volte accade ancora con i fratelli separati dalla Chiesa cattolica: ci si denigra a vicenda, mettendo in risalto solo le cose brutte, senza riuscire più a scorgere ciò che unisce e il bene che l'altro compie. Qui vi sono anche le nostre "patologie intra-ecclesiali". Quante volte abbiamo ascoltato giudizi su persone e cammini a dir poco affrettati; quante volte ci si guarda di sbieco, percependo l'altro come un competitor. Non possiamo negare che molti hanno dovuto soffrire: persone giudicate senza essere neanche conosciute, senza aver mai scambiato una parola. Ciò che è certo, è che "Il movimento al quale appartengo è migliore dell'altro. Quello ha questo difetto, quell'altro ne ha un altro". Invece, il bene che vi è riusciamo a dirlo? È proprio vero: l'invidia e la gelosia, accecano. Chiediamo la grazia di essere sempre persone che uniscono e non persone che dividono e lacerano la Chiesa di Cristo. «Dove c'è il peccato, lì troviamo la molteplicità, lì gli scismi, lì le eresie, lì le controversie. Dove, invece, regna la virtù, lì c'è unità, lì comunione, grazie alle quali tutti i credenti erano un cuor solo e un'anima sola» (CCC 817). |