Omelia (26-05-2024)
diac. Vito Calella
Due esperiemze che ci fanno sentire di essere “ospiti” della Santissima Trinità

La festa della Santíssima Trinità fu istituita come festa liturgica per tutta la Chiesa Cattolica da Papa Giovanni XXII nell'anno 1334, seguendo la decisione precedente del Sinodo di Arles del 1263. Già da allora si raccomandava che fosse celebrata la prima domenica dopo la Pentecoste.
Con l'accadere della risurrezione di Gesù, morto cricifisso per la nosrra salvezza, trova ospitalità in Dio Padre (riunito eternamente a Lui, il Filho Amato), tutta la nostra umanità e tutta la bellezza e la vulnerabilità delle creature del nostro mondo e dell'universo creato. Si, perché Cristo risuscitato siede per sempre alla destra de Padre, come Signore del cielo e della terra, con tutta la sua natura umana, assunta nell'avverarsi del mistero dell'incarnazione. Noi preghiamo tutti i giorni dicendo: «Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli». Potremo aggiungere altre tre frasi a quest'altra preghiea, che ci richiama il giorno in cui fummo «battezzati nel nome de Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,29): «Gloria al Padre unito al Figlio nello Spirito Santo; gloria al Padre unito all'umanità e alla creazione, per Cristo, con Cristo e in Cristo; gloria per la fede in Cristo, gloria per la carità verso tutti i santi, gloria per la speranza che ci attende nei cieli e per il nostro amore nello Spirito Santo».
Facciamo nostra l'affermazione di San Ireneo di Lione: «La gloria di Dio è l'uomo vivente e la vita dell'uomo consiste nella visione di Dio» (Contro le eresie, 4,20,7).
Dunque, la festa della Santissima Trinità celebra la pienezza della vita, che possiamo assaporare già durante la nostra esistenza terrena, con due esperienze liberanti: la meravigliosa scoperta della nostra dignità di figli amati di Dio Padre, grazie al dono gratuito della Spirito Santo, già presente in ciascuno di noi. La seconda esperienza, legata alla prima, è quella di diventare coeredi di Gesù Cristo morto e risuscitato, cioè imparare a gestire le nostre relazioni umane con i doni e i frutti della gratuità dell'amore divino, senza diventare schiavi alla radice del male del nostro egoismo.
La scoperta della nostra dignità di figli amati di Dio Padre
Il Cristo risuscitato ci ha parlato attraverso la testimonianza di fede dell'apostolo Paolo: «Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!". Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio» (Rm 8,14-16).
Nella tradizione della religione ebraica, era necessario rispettare l'assoluta trascendenza di Dio creatore, la cui grandezza infinita si può contemplare sostando ammirati di fronte alla biodiveristà naturale e all'immensità del firmamento «O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza» (Sal 8,2). Chi è l'essere umano nel contesto di tutta l'opera della crezione? IL salmista prega: «Davvero l'hai fatto poco meno di un Dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi» (Sal 8,6-7). Nonostante questa dignià di poter dominare e manipolare l'opera della creazione con la sua iniziativa intelligente e creativa, collaborando a trasformare la nostra casa comune, il pianeta Terra, la persona umana rimane sempre una creatura limitata e bisognosa di essere liberata da molteplici forme di schiavitù materiali, psicologiche e spirituali.
Per questo, nella storia dell'umanità di questo nostro pianeta, il Dio creatore si è rivelato anche come redentore, scegliendo un minuscolo e insignificante popolo, tra tutti i popoli della Terra per mostrare un cammino di libertà e di pace. Propose al popolo di Israele l'obbedienza ai dieci comandamenti, dopo l'esperienza di liberazione dalla schiavitù d'Egitto. Il popolo eletto, secondo la visione dell'apostolo Paolo, ricevette «uno spirito da schiavi basato sulla paura», perché la disobbedienza ai comandamenti della Legge divina, derivati dalla costituzione dei dieci comandamenti del Sinai, provocava il castigo e la perdita di tutte le benedizioni divine. É il senso del testo di Deuteronomio che abbiamo ascoltato in questa domenica. Ma Dio creatore e redentore «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Per mezzo di Gesù Cristo, morto e risuscitato per la salvezza di tutta l'umanità, Dio si è rivelato anche come santificatore, proponendo a tutti gli esseri umani della Terra «una speranza che non delude, perché il suo amore gratuito è stato riversato nei cuori di tutti per mezzo dello Spirito Santo, donato gratuitamente» (cfr. Rm 5,5).
La nostra santificazione consiste nello scoprire questo tesoro meravilhoso dello Spirito Santo in noi, più prezioso di tutte le ricchezze di questo mondo, del denaro, del nostro conto in banca, di tutte le conoscenze scientifiche e tecniche che ci rendono al tempo stesso potenti e vulnerabili.
Quando ci rendiamo conto di essere dimora dello Spirito Santo con il nostro corpo e contempliamo questa presenza della gratuità dell'amore divino in ogni essere umano, impariamo a rispettare l'altro nella sua diversità, nella sua condizione sociale, accogliendo con misericordia e compassione chi soffre più di noi. E lo aiutiamo a scoprire questa immensa dignità di essere figlio amato del Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo, nonostante la sua storia di sofferenza a causa delle innumerevoli perdite della sua esistenza.
Si fortifica in ciascuno di noi la coscienza che sia possibile realizzare la fraternità universale e l'amicizia sociale, nelle nostre relazioni umane.
Si creano anche le basi della contemplazione dell'immensa diversità biologica e naturale che ci circonda, riflesso della fecondità e della creatività dell'amore eterno che unisce eternmente il Padre e il Figlio e che sfocia nell'opera creatrice di tutto l'Universo.
Diventare coeredi di Gesù Cristo per la gloria del regno di Dio Padre
Continua san Paolo: «E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria» (Rm 8,17).
L'opera santificatrice dello Spirito Santo, dopo averci ristabiliti nella nostra vera dignità di figli amati nel Figlio, «uno con il Padre» (cfr. Gv 10,30), ci rende corresponsabili como corpo ecclesiale di Cristo, nell'amministrare i doni e il frutto dello Spirito Santo affinché si renda visibile il regno di Dio Padre e la signoria di Cristo risuscitato nella storia della nosta casa comune, il pianeta Terra.
Che bello poter dire che la nostra santificazione consiste nell'essere guidati dai doni «della sapienza e dell'intelligenza, del consiglio e della fortezza, della conoscenza e del timor di Dio» (Is 11,2), con lo «spirito di pietà» della nostra preghiera perseverante sulla Parola di Dio, che illumina le scelte e le azioni della nostra libertà.
Che bello poter dire che la nostra santificazione consiste in vigilare attentamente sulle belve feroci delle opere del nostro egoismo umano allenandoci, con l'aiuto dello Spirito Santo, a tessere relazioni umane con atteggiamenti di «gratuità, cioè, di gioia e pace, magnanimità e benevolenza, bontà e fedeltà, mitezza e dominio di sé» (Gal 5,22).
Che bello poter contribuire ad essere come Gesù profeta e sacerdote servo «andando in tutto il mondo e facendo discepoli tutti i popoli (vocazione profetica biblico catecetica), battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, (vocazione sacerdotale-liturgica) insegnando loro a osservare tutto ciò che Gesù ci ha comandato (vocazione al servizio della carità)» (Mt 28,19-20a).
Che bello sentire la presenza vicina di Cristo risuscitato, nella sua Parola, nell'Eucaristia, nella nostra comunità cristiana, nella vida dei poveri, nella vita dei ministri ordinati e delle coppie cristiane.
Che bello poter testimoniare che «egli è nostro aiuto e nostro scudo. Su di noi agisce il suo amore, perché noi speriamo soltanto in lui» (Sal 32,20.22).