Omelia (27-05-2024)
don Giampaolo Centofanti


Quel giovane non è un egoista come a volte si legge in certi commenti Gesù lo guarda con fiducia, vede lontano, comprende il suo cammino. In lui sta crescendo il seme di una fede nuova: non a caso chiama Gesù buono come solo Dio è il buono, non a caso cerca la felicità, ossia la vita eterna... Ma è bisognoso di naturale maturazione, ancora vede confusamente tutto ciò, ancora vede la fede come un do ut des, un fare cose per ottenere qualcosa. Gesù prima lo conforta, gli chiede di alcuni comandamenti, proprio quelli che lui già osserva. Poi siccome il giovane insiste gli propone una chiamata profonda. Ma Gesù sa che quel giovane non può subito rispondere positivamente. Avrà bisogno di passare per l'esperienza dell'impossibilità in tal senso per giungere a chiedere a Dio la grazia senza la quale, sperimenterà, non si può fare nulla. Dunque anche i comandamenti che già osservava li osservava per una grazia ricevuta non per sua bontà. Certe impossibilità sono l'inizio della grazia, smettiamo di fare il bene che vogliamo noi, con le nostre inesistenti forze e cominciamo ad invocare la grazia di Dio, ad attingere alle fonti della grazia.