Omelia (26-05-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Giovanni 15, 26 - 16, 4 Gli amici di Gesù non saranno lasciati soli nelle persecuzioni e nelle circostanze dolorose: lo Spirito Santo li renderà abili alla testimonianza, confonderà i nemici del Cristo e lo glorificherà. La missione specifica dello Spirito consisterà nel rendere testimonianza al Cristo, nel glorificarlo e nel prendere le sue difese davanti al mondo (Gv 16,8ss). Nel mandare il Paraclito, Cristo non opera in modo autonomo o indipendente, perché egli lo invia "da presso il Padre" e questa persona divina "procede da presso il Padre". Egli, venendo sui discepoli, svolgerà la sua missione a favore di Gesù, rendendogli testimonianza. Il Paraclito è chiamato "Spirito della verità" perché è lo Spirito di Cristo che è la verità (Gv 14,6) e perché svolge la sua missione a favore di Cristo che è la verità. I discepoli potranno testimoniare la loro fede in Cristo perché riceveranno nel cuore la testimonianza interiore dello Spirito. Questa persona divina suscita l'adesione vitale al Figlio di Dio (Gv 3,5ss) e conferma la fede profonda mediante la quale si riporta vittoria sul mondo incredulo (1Gv 5,5-6). Gli apostoli potranno rendere testimonianza alla divinità del Cristo perché sono stati con lui fin dall'inizio. Fortificati nella fede dallo Spirito Santo, saranno testimoni del Cristo dinanzi al mondo (Lc 24,48; At 1,8.22). Con la sua rivelazione sul Paraclito, Gesù vuole prevenire lo scandalo dei discepoli in tempo di prove e di persecuzioni. L'emarginazione dalla società civile e religiosa sarà il primo passo contro i cristiani. L'odio dei nemici di Gesù si manifesterà anche in atti di violenza che giungeranno fino all'assassinio; anzi, chi ucciderà i discepoli del Cristo penserà di rendere culto a Dio, perché non hanno conosciuto né il Padre né il Figlio. Gesù ha rivelato in anticipo ai suoi amici le persecuzioni degli uomini e la testimonianza dello Spirito perché non si meraviglino e non si spaventino di tanto odio del mondo. |