Omelia (27-05-2024) |
Missionari della Via |
La domanda a Gesù di un tale senza nome è la domanda esistenziale di tutti coloro che desiderano vivere beatamente e nel gaudio per tutta l'eternità! Di coloro che non soffocano l'inquietudine del cuore ma che si aprono a quel "di più" che ogni cuore cerca: «Cosa devo fare per avere la vita eterna?». Nella nostra vita, prima o poi, ci troviamo di fronte ad un bivio: «Cosa fare della mia vita? Cosa vuole il Signore da me?». Se vogliamo essere persone felici e realizzare lo scopo della nostra vita per eccellenza che è la santità, dato che come ci dice S. Paolo: «Questa è la volontà di Dio la vostra santificazione» (1 Tes 4,3), occorre che chiediamo al Signore come possiamo seguirlo. Spesso, rispondere alla chiamata di Dio, che sia alla consacrazione, al sacerdozio o alla vita matrimoniale, comporta passare attraverso la scelta, che tante volte diventa sofferta e si manifesta come una prova. Il ricco di questo vangelo, non volendo accettare la chiamata del Signore, se ne andò scuro in volto e rattristato, perché possedeva molti beni. Potremmo anche dire che era posseduto dai suoi beni, dal suo mondo fatto di possessi, di progetti, di attività... Tante volte la paura di lasciare ciò che abbiamo e di prendere decisioni definitive ci rende tristi, perché non abbiamo una fiducia matura in Dio, che dietro la croce ha nascosto la Risurrezione, che dietro il lasciare tutto per Lui ha nascosto il ricevere cento volte tanto. Questo vale anche per le piccole scelte di ogni giorno. Quante volte i nostri attaccamenti diventano lacci che ci impediscono di amare, intristendoci se ce lo fanno notare! Chiediamo la grazia di non abbandonarci alla tristezza delle nostre sicurezze umane, ma di aprire le braccia alla volontà di Dio e allora sì che, come disse il Signore a S. Francesco d'Assisi: «ciò che prima ci sembrava amaro diventerà dolce e ciò che ci sembrava dolce ci apparirà amaro» (cfr FF 591). |