Omelia (29-05-2024) |
Missionari della Via |
Commento su Marco 10,32b-45 C'è chi come Gesù parla di sofferenza, di morte, di servizio per essere innalzato, e chi, come i discepoli, parla di gloria, di primi posti, di essere serviti per essere innalzati! Come è differente la logica di Dio da quella del mondo... E noi a quale logica apparteniamo? Ciò che conta è servire o attirare consensi? Avere attenzione per gli altri o essere al centro dell'attenzione degli altri? Se siamo cristiani, più nell'esserlo che nel dirlo, allora ci domandiamo: "Oggi chi abbiamo aiutato? Chi abbiamo servito, uscendo di casa, ma anche dentro casa? Spesso, quando facciamo qualcosa in più del dovuto iniziamo a borbottare: "Sempre io devo fare tutto! Non sono mica il tuo servo! O la schiava di casa!". Eppure Gesù ci chiama a servire con la nostra vita, aiutando il prossimo in tutto, dalle cose più semplici a quelle più complesse. Altrimenti, che serviamo a fare? Se non serviamo, a cosa serviamo? Ricordiamoci che per fare il bene, per servire, non occorre una laurea, ma cuore nelle mani e voglia anche di ritrovare la gioia perché come dice la scrittura: «C'è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35). «Molti di noi hanno paura anche di uscire a bussare ai vicini, molti non li conoscono nemmeno. Abbiate il coraggio di affrontare il rischio: alcuni magari vi manderanno via, ma altri vi diventeranno amici. E per mezzo del contatto si possono risolvere molti problemi che la gente porta con sé» (S. Madre Teresa di Calcutta). |