Omelia (26-05-2024) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Comento su Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20 Qual è il nome di Dio? «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo»... Mai come oggi, festa della Trinità, semplice e carica di mistero a un tempo, questa invocazione appare in tutta la sua pregnanza. È il biglietto da visita, la lettera di presentazione (ahimè quanto abusata!) di ogni cristiano di ogni tempo. È il gesto frettoloso, addirittura scaramantico, anche di chi non si riconosce nella fede cristiana. È la soglia limite, il confine, sulla quale si gioca la differenza (il che non implica, di fatto, il rifiuto di un'onesta collaborazione) tra ateo (ma oggi chi si dice ancora tale?) e credente. Il nome di Dio e la sua esistenza, più che i suoi attributi, sono infatti il nodo fondamentale della dialettica fede-ateismo. Come credente, devo ammettere che il ricorso all'onnipotenza, all'onniscienza e alla signoria di Dio per spiegare il creato e tutte le realtà nelle quali siamo immersi mi sembra almeno riduttivo. Forse ci può aiutare la sintesi estrema della pagina del Deuteronomio che oggi leggiamo: Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra. È all'interno stesso di questa realtà cosmica, e nel contempo dentro di noi, nel santuario più intimo della nostra coscienza, che le spiegazioni possono essere cercate da tutti gli esseri umani che papa Giovanni definiva «di buona volontà»: e spero di non scandalizzare affermando che la secolarizzazione (fenomeno ambiguo per la doppia faccia con la quale si presenta) può essere, in questo senso, «purificatrice».
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