Omelia (13-05-2024) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Lc 10,21-28 "Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo" (10,21). Il Vangelo riporta una preghiera di Gesù ma soprattutto offre uno squarcio della sua vita interiore. È lo Spirito che lo guida e riempie di gioia il suo cuore di uomo e lo apre alla preghiera: "Ti rendo lode, o Padre". Solo lo Spirito può farci entrare nel mistero di Dio, da Lui scaturisce la luce che orienta i nostri passi e non ci fa perdere la pace, anche nei momenti più oscuri. Non impariamo a conoscere Dio attraverso i libri e neppure attraverso la Bibbia. Solo i "piccoli" possono accostarsi al mistero e ricevere la luce (10,21). Impariamo a stare con i piccoli per imparare da loro a conoscere ed amare Dio. Gesù invita anche noi a stare nella gioia: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete" (10,23). E cosa vedono i nostri occhi? Un Dio che si nasconde nell'umiltà della condizione umana e si lascia inchiodare sulla croce. Vivere da salvati significa camminare nei sentieri umili della storia seminando questa luce. Chiediamo oggi la grazia di saper stare in ginocchio dinanzi a Dio, per imparare a camminare a testa alta nella storia; chiediamo la luce per saper riconoscere la presenza di Dio nelle più piccole cose per fare della nostra vita una grande e bella avventura." La figura di Santa Maria Domenica Mazzarello, confondatrice con San Giovanni Bosco dell'Istituto delle Figlie di Maria Asiliatrice, di cui oggi celebriamo la festa, è una testimone di semplicità e dell'essere piccoli, che manifestava nella ricerca di Dio, nell'amore ardente all'Eucaristia, nella fiducia filiale in Maria Ausiliatrice, nella responsabilità nel lavoro, nella schiettezza, nell'umiltà e nella gioia, nella sobrietà di vita e nella totale donazione di sé nella ricerca del vero bene delle giovani soprattutto povere e bisognose. Ciò che colpisce è come lo straordinario nasca dall'ordinarietà della sua vita, nel fatto che essa era tutta una dimostrazione di come Dio fa "grandi cose" con e per chi Lo ama. Proprio l'umiltà della sua persona testimonia la gloria di Dio, che si serve di ciò che è disprezzato nel mondo per farne strumento della sua parola e della sua sollecitudine per le creature.
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