Omelia (14-05-2024) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Gv 15,9-17 Dio ama il mondo perché l'ha fatto lui, e in esso l'uomo, come una madre ama il figlio che ha generato, portato in grembo, nutrito e partorito. Per questo l'uomo può sentire su di sé un vero amore personale, particolare, da parte del suo Signore. A noi credenti viene chiesto di rimanere nell'amore ricevuto dal Padre e dal Figlio. Per fare questo, anche noi dobbiamo amare. Scriveva papa Benedetto XVI: «Il termine amore è oggi diventato una delle parole più usate ed anche abusate. Si parla di amore tra uomo e donna, amor di patria, amore per la professione, amore tra amici, amore per il lavoro, amore tra genitori e figli, tra fratelli e familiari, dell'amore per il prossimo e dell'amore per Dio». Giovanni oggi insiste sulla modalità dell'amore, un amore "totale", l'amore che diventa quello tipicamente cristiano, quello indicato dall'espressione "come io vi ho amati". «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». Ecco cosa intende Cristo quando parla di amore: un amore che non si risparmia, ed è disposto a dare tutto, anche la vita. Se non è fino in fondo, l'amore cristiano diventa un buon proposito, teoria... e anche noi credenti rischiamo a volte di svuotare di senso la parola, se non le diamo quello usato da Gesù col dare la sua vita. Ecco allora che anche la gioia, non quella passeggera, effimera, falsa, può venire solo da un amore vero, che non si risparmia. "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". La gioia! Che parola difficile da vivere oggi, circondati da tanta sofferenza, che attanaglia il mondo intero come una morsa. Eppure per chi rimane in Dio Amore la gioia è donata. La gioia è all'origine del mistero di Dio che ci è rivelato in Gesù, ma ne è anche il fine ed è il punto d'arrivo della nostra esistenza, la gioia perfetta. Tutte le cose che Gesù ci ha detto vanno in questa direzione. Questa gioia non ci toglie le sofferenze, i lutti, le lacrime, le fatiche, i limiti, le delusioni, che fanno parte della nostra esistenza terrena; ma è sempre lì, come una voce amica, voce della speranza che mai delude, pronta a riaffiorare per farci riconoscere la luce della Pasqua anche nell'ora della croce.
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