Omelia (23-02-2006)
mons. Vincenzo Paglia


Il Vangelo è severissimo con chi tenta o mette in pericolo la fede dei piccoli, ossia con chi scandalizza i deboli e i poveri. "Scandalizzare" vuol dire "far inciampare", far cadere. Ebbene chi ostacola la fede e chi rifiuta l'aiuto a chi ne ha bisogno è severamente condannato dal vangelo. Gesù giunge a dire che sarebbe meglio per lui mettersi una macina d'asino al collo e gettarsi in mare. Altrettanta severità il Vangelo chiede verso se stessi. In genere avviene il contrario, come sappiamo bene per esperienza personale: siamo duri con gli altri ed indulgenti con noi stessi; pronti ad accusare gli altri e più che solleciti a scusare nostri errori; o, come si dice in altra pagina evangelica, pronti a vedere la pagliuzza nell'occhio dell'altro e a non riconoscere la trave ch'è nel nostro. La severità che Gesù mostra (è meglio per noi il taglio della mano o del piede piuttosto che dare scandalo), indica i tagli da fare all'amore per noi stessi. Il Vangelo comporta sempre la rinuncia al male, alla cattiveria, all'egoismo. Solo così si conserva il sapore del Vangelo. "Abbiate sale in voi", ossia custodite integro il Vangelo e conserverete la pace, dice Gesù.