Omelia (04-06-2024)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mc 12, 13-17

«Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».

Con questa proverbiale risposta Gesù sta innanzitutto affermando la necessità di rendere, e non di pagare, all'imperatore ciò che gli appartiene. In modo sottile, l'uso del verbo "rendere", applicato al tributo, salverebbe Gesù dall'accusa d'esserne un sostenitore. Il tributo, in pratica, sarebbe una semplice restituzione e non un atto dovuto.

La seconda parte dell'affermazione, «rendete quello che è di Dio, a Dio», pone inevitabilmente a chi l'ascolta la necessità di domandarsi: ma cosa è "di Dio"?

Potremmo rispondere così: "Di Dio" è la Terra e quanto contiene; "di Dio" è ogni uomo creato a sua immagine e somiglianza; "di Dio" è il suo volto. Ma per rendere a Dio la Terra dobbiamo riconoscere che Lui è il Signore e noi gli amministratori responsabili; per rendere a Dio ogni uomo è necessario combattere la tentazione di dominare le persone che ci affida; per rendere a Dio il suo volto è necessario che Dio venga riconosciuto come "Padre ricco d'amore" e non come "giudice impietoso" o "risolutore di problemi a gettone".


Signore, Dio di Misericordia, Padre amatissimo, aprici gli occhi perché possiamo riconoscere il dono della Terra, il dono del prossimo, il dono della tua paternità per vivere la "fraternità universale" con tutti e con tutto. Cosa sia.


La voce di un Padre della Chiesa

«Date cioè l'immagine di Cesare, che è sulla moneta, a Cesare, e l'immagine di Dio, che è nell'uomo, a Dio, affinché tu possa restituire a Cesare il denaro ed a Dio te stesso. Altrimenti, se tutte le cose sono di Cesare, che cosa sarebbe di Dio?».

TERTULLIANO, De Idolatria, 14, 3-4


Don Giuseppe Tilocca - giustiloc@tiscali.it