Omelia (02-06-2024) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Giuseppe Di Stefano GESÙ BUONO COME IL PANE... Poco, mi serve. Una crosta di pane, poche gocce di vino, e tutto il Cielo ce l'ho tra le mani. Dalla tavola del cenacolo che custodisce la memoria dell'Eucaristia e del servizio alla tavola della Croce su cui il sacrificio si consuma, il passo è breve. Chissà cosa avranno pensato i dodici mentre il Maestro, con una solennità senza pari e forse cercando di trattenere la commozione, pronunciava quelle parole "strane", "dure", difficili da comprendere. "Questo pane è il mio corpo, questo vino è il mio sangue... Mangiate e bevete... Fatelo in memoria di me". E ancora: "Lavatevi i piedi gli uni gli altri, come io ho fatto a voi... Amatevi così... Non c'è amore più grande del dare la vita per gli amici". Loro, gli amici di Gesù, sono i primi a riceverlo ma anche gli stessi che, proprio in quella notte, lo tradiranno e lo abbandoneranno. Quel Pane spezzato, condiviso, masticato, mangiato è Lui, il Maestro che, di lì a poco, penderà dal legno della croce come il peggiore degli uomini e trasformerà quel patibolo in una tavola imbandita su cui donare tutto se stesso, si lascerà mangiare per la fame di tutti, per la salvezza di tutti. Eucaristia e servizio non possono essere compresi se non alla luce della croce. Il volto più autentico dell'amore è anche quello più ruvido e meno attraente. Amare costa... amare è sacrificio, nel senso più letterale e autentico della parola. Pienezza dell'amore è dare la vita, senza trattenere nulla, senza riserva alcuna, fino al compimento, sempre e per sempre. |