Omelia (09-06-2024)
fr. Massimo Rossi
Commento su Marco 3,20-35

"(...) I parenti di Gesù uscirono per andare a prenderlo, poiché dicevano: È fuori di sé!":
neppure loro, Madre, fratelli e cugini vari, sono al sicuro dai dubbi, dai sospetti che quel figlio
strano, non fosse solo un tipo originale, ma addirittura fuori di testa... Meglio andarlo a
recuperare e portarlo al sicuro fra le tranquille pareti domestiche. Tanto più che i custodi della fede,
scribi e farisei, credevano addirittura che Gesù fosse posseduto da Beelzebùl... ecco perché
comandava ai demòni e questi gli obbedivano.

Siamo alle solite, la persona di Gesù divide: c'è chi è d'accordo con Lui e chi invece prende le
distanze; chi aderisce ai Suoi insegnamenti e chi si oppone a muso duro - lo stesso muso duro di
Gesù, peraltro -.
La famiglia del Nazzareno non riesce a capacitarsi di tutto sto lavoro, di tutta sta fatica gratuita,
gratis data; tanto che, ci informa l'Evangelista, non gli rimaneva tempo per mangiare un boccone...
Che senso ha questa sua incondizionata possibilità ad accogliere tutti, amici e nemici? cui prodest?
Spesso, gli uomini - religiosi e preti compresi - ritengono che le esigenze di Dio siano esagerate; e
allora le ridimensionano, scendendo a compromessi tra lo slancio radicale a favore del Regno e le
proprie fragilità... Anche un uomo di Dio dovrebbe usare un po' più di cautela nel donarsi, no?
D'accordo servire, ma anche la generosità dovrebbe restare entro l'alveo del buonsenso, no?
Liquidati i congiunti, in modo apparentemente sbrigativo e poco rispettoso - in verità non è così! -
Gesù reagisce alle insinuazioni degli scribi, i quali, non potendo negare i Suoi miracoli e le
guarigioni dalle possessioni demoniache, provano a screditarlo, accusandolo di complicità con il
Principe dei demòni,
niente meno... Una sorta di conversione sanica del Messia.
Di fronte a questa spiegazione perversa data dagli esperti di diritto canonico, le folle rimanevano
interdette e si interrogavano, esitanti... Per amore di loro, delle folle, Gesù si sente in dovere di
ribattere, e, in questo caso, usa il buonsenso - alla faccia di chi lo rimprovera di non averne affatto!
-: Satana non può lottare contro Satana. E dei Suoi esorcismi, il figlio del falegname dà la più
semplice e ovvia delle spiegazioni: "è arrivato 3-volte-forte - letteralmente il Messia - che vince
colui che è forte-e-basta, appunto, Satana. Le profezie avevano avvertirono che quando fosse
spuntata l'aurora del Messia, il regno di Satana sarebbe caduto in rovina: ebbene, l'aurora è sorta, i
tempi sono giunti. Gli esorcismi operati da Gesù, non rappresentano semplicemente una vittoria
parziale sul Principe del male, ma sono il segno della sua sconfitta totale.
Marco non si accontenta di riportare le argomentazioni degli scribi, ma le giudica, evidenziandone
tutta la gravità: a questo scopo utilizza un detto del Signore sul "peccato contro lo Spirito", un
peccato tanto grave da non poter essere perdonato.
È il peccato di chi non rifiuta semplicemente la verità di Dio, la ripudia consapevolmente, e in piena
lucidità; capovolgendo addirittura i segni di Dio contro Dio stesso.
Quale abilità! è proprio il caso di dirlo: chapeau!
Il peccato contro lo Spirito non è il peccato dei deboli, dei dubbiosi, ma degli uomini tutti d'un
pezzo, duri come l'acciaio, sicuri di sé; uomini, ma anche donne che non cercano - seppure a
tentoni e non senza insuccessi - la gloria di Dio, ma mettono sé stessi al Suo posto. Costoro non
saranno perdonati!

È il momento di riprendere gli accenni di Gesù sulla sua famiglia, onde evitare equivoci e
attribuirgli un peccato contro il quarto comandamento, che, in realtà, non è.
La domanda di Gesù - "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?" - è accompagnata da un gesto:
"girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno...", che ne sottolinea plasticamente
l'importanza e il significato. Con il suo sguardo, Gesù abbraccia virtualmente la sua nuova famiglia,
distinguendola da quella naturale. La risposta esprime la netta e definitiva presa di distanze dai
legami del sangue, per seguire con tutto se stesso la vocazione che il Padre celeste gli ha
indicato. Ora, la nuova famiglia di Gesù è il mondo, l'umanità intera!

È il riconoscimento ufficiale che il Regno ha il primo posto su tutto e su tutti, anche sugli affetti più
fondamentali e vitali, come il legame con i genitori e i fratelli.
E questo Regno è finalmente giunto a noi, nella persona del Cristo; da cui scaturisce la possibilità
di una nuova appartenenza. Gesù vive per primo ciò che più tardi chiederà agli Apostoli.
È la proclamazione della libertà assoluta, materiale e affettiva, celebrata in modo a dir poco
straziante sul Calvario, quando Gesù, appeso alla croce, affiderà sua Madre all'amico intimo, e
l'amico intimo alla Madre. Libero dagli affetti più preziosi che aveva, Gesù diventa il Cristo, e in
quanto tale, le mani allargate in un ultimo e definitivo abbraccio, può davvero raggiungere tutti,
uomini e donne di ogni tempo e di ogni luogo, di ogni colore e religione, di ogni censo e genere...
L'apparente contrapposizione tra famiglia e mondo non è ordinata a disprezzare la prima, ma a
mettere in maggiore risalto il secondo.
Non è dai legami del sangue che nasce la comprensione del mistero di Cristo, né sono questi a
garantire l'appartenenza alla comunità cristiana; e forse è questo il motivo per il quale molti giovani
decidono di non seguire l'esempio dei genitori, fuggendo ogni comportamento religioso...
MA, proprio per sottolineare l'insegnamento di Gesù, emerge l'urgenza che sia la comunità, quale
famiglia allargata, a suscitare nella generazione Z il desiderio di appartenervi, alle condizioni che
Cristo pone a tutti: fedeltà alla Sua Parola, buona volontà e abnegazione, nessuna aspettativa né
ricerca di un tornaconto; poco tempo e tanto lavoro...