Omelia (16-06-2024) |
don Michele Cerutti |
Tempo di Dio e tempo degli uomini Gesù, volto del Padre, è sicuramente sorprendente come sempre perché presenta aspetti che sul momento non sono semplicemente comprensibili. Tutti siamo stati figli in situazioni anche differenti, ma tutti abbiamo dovuto comprendere la realtà leggendola con coordinate che sul momento potevano essere complesse. Così capita nel rapporto con Dio Padre. Gesù, infatti, ci presenta delle parabole che se le leggiamo con le categorie contemporanee sarebbero alquanto difficile intuire pur nella loro semplicità. Il linguaggio non è complesso e così anche le rappresentazioni utilizzate non sono poi ingarbugliate, ma molto facili. Quello che è difficile comprendere è che un Regno di Dio possa essere rappresentato come un piccolo seme. La storia ci ha sempre insegnato che i Re si sono imposti e hanno cercato subito di ampliare il loro dominio. Oggi vediamo la stessa cosa. In Israele o in Ucraina si consumano guerre con utilizzo di armi potentissime per cercare di occupare zone e sopprimere popoli per assoggettarli. Il Vangelo invece ci parla di un seme che messo in un terreno è chiamato a fruttificare. Nella cultura del tutto e subito, dove basta un click e acquisti un biglietto del treno o dell'aereo da casa oppure acquisti un libro, un frigorifero e un corriere te li porta direttamente a domicilio nel giro di uno o massimo 2 giorni, questo brano ci mette in soqquadro. Gesù ci chiede invece il tempo dell'attesa. Caspita penso che una pagina evangelica come questa è dirompente. Ci viene chiesto quasi una rivoluzione copernicana in noi tutti e senza distinzione. Il Regno di Dio progredisce con i suoi tempi e con il solo intervento di Dio. Leggendo e rileggendo questo brano scorgo nella mia mente le tante nonne che quando vengono a parlarmi affermano la loro preoccupazione perché i nipoti non frequentano più la Chiesa pur avendo loro molte volte parlato di Gesù, Figlio di Dio, magari aver insistito presso i figli per garantire il battesimo. Il brano evangelico sembra essere la risposta alle inquietudini di queste anziane o questi anziani. Hanno messo nei loro nipoti il seme sarà poi Dio a far germogliare la pianta e produrne i frutti. Dobbiamo uscire tutti dalla mentalità che ha attraversato la Chiesa e che attraversa ancora le realtà ecclesiali per cui occorre imporre la fede e non proporla. Uno dei discorsi che mi piacciono di più di Papa Francesco è quando mette in guardia i cristiani dal tentativo di proselitismo. La fede è una realtà che va proposta e testimoniata e non imposta. Abbiamo tutti come modello Monica la madre di Agostino. Questa santa davanti al figlio che girovagava tra le filosofie del tempo ha pregato con insistenza perché il figlio abbracciasse la fede e diventando lei stessa un modello, tanto che Agostino nelle sue Confessioni si esprime nei suoi confronti con gratitudine. Una volta visto che è stato battezzato a Milano da Ambrogio sulla strada del ritorno in Tunisia è morta ad Ostia ringraziando del dono che Dio ha fatto. Il nostro compito è gettare un seme sapendo che è Dio che fa. A noi solo la responsabilità di essere quelle mani di Dio che spargono semi in abbondanza non preoccupandosi di dove viene gettato. Ci sarà il tempo che si vedranno i frutti perché abbiamo la certezza che Lui continua a lavorare in maniera instancabile perché ogni creatura possa rendere lode. |