Omelia (08-06-2024) |
Missionari della Via |
Proviamo a metterci nei panni di Giuseppe e Maria: non trovano più il loro Figlio, lo cercano e dopo tre giorni lo ritrovano al Tempio. Alla loro domanda «Figlio, perché ci hai fatto questo», la risposta di Gesù è decisa, perentoria: «perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Quasi da togliere il fiato! Giuseppe e Maria non compresero queste parole, e di Maria è scritto che custodiva e meditava tutto nel cuore. Loro non comprendono ma continuano a fidarsi di Dio. Noi, invece, quando non comprendiamo quanto ci accade nella vita e come Dio porti avanti le cose, ci arrabbiamo, finendo anche per allontanarci da Lui. Maria e Giuseppe, invece, ci insegnano che ciò deve essere motivo di crescita nella fede! Nel silenzio, nell'incomprensioni di certi eventi, nell'oscurità di una sofferenza, Dio ci domanda: "Ma tu, ti fidi di me?". Riflettendo su ciò, un giorno S. Pio raccontò questa storia. «Quando io ero piccolo mia madre era solita ricamare. Osservavo il lavoro di mia madre da un punto di vista più basso rispetto a dove stava seduta lei, cosicché ogni volta mi lamentavo dicendole che dal mio punto di vista ciò che stava facendo mi sembrava molto confuso. Lei mi sorrideva, guardava verso il basso e gentilmente mi diceva: "Figlio mio, vai fuori a giocare un po' e quando avrò terminato il mio ricamo ti metterò sul mio grembo e ti lascerò guardare dalla mia posizione". Mi domandavo perché utilizzava dei fili di colore scuro e perché mi sembravano così disordinati visti da dove stavo io. Alcuni minuti dopo sentivo la voce di mia madre che mi diceva: "Figlio mio, vieni qua e siediti sul mio grembo". Io lo facevo immediatamente e mi sorprendevo e mi emozionavo al vedere i bei fiori o il bel tramonto nel ricamo. Non riuscivo a crederci; da sotto si vedeva così confuso». Ricordiamoci che tutto, anche la sofferenza, concorre al bene di coloro che amano il Signore (cf Rm 8,28). |