Omelia (16-06-2024) |
don Giampaolo Centofanti |
Gesù fa qui comprendere con semplicità il dono delicato e potente della grazia. Essa è come un piccolo seme perché non assale la vita di una persona ma bussa alla porta del cuore delicatamente. Se la persona cerca di accogliere il seme esso cresce sempre più, in modo graduale, a misura di quella specifica persona. Dorma o vegli il seme cresce: non bisogna cioè fare chissà che cosa ma non ostacolare, ossia cercare di vivere con semplicità e buonsenso nella fede (se Dio ce l'ha donata) il bene che abbiamo veramente maturato. Per esempio una persona riceve il dono della fede ma non di fare tutto subito: nel suo personale percorso ha ricevuto il dono meraviglioso di credere che Dio la ama, che è bello amare i fratelli, di parlare un po' con Dio, ossia di pregare un poco. Ma non ha ancora ricevuto il dono di andare a messa tutte le domeniche. Il riferimento della domenica c'è ma Dio la fa crescere gradualmente. Se qualcuno la confonde e la forza ad andare subito a messa la domenica potrebbe scoraggiarsi, sentire Dio duro e lontano, potrebbe rischiare di allontanarsi dalla fede invece di godere i meravigliosi doni che ha già ricevuto. Se invece ha ricevuto il dono di comprendere la grazia infinita di andare a messa la domenica e a lungo non ci va Dio le vuole bene lo stesso, le perdona tutto, se vuole a suo tempo la porterà in paradiso ma la fede e la vita di quella persona rischia di svuotarsi, di rinsecchire, perché è come un albero già cresciuto che non viene innaffiato, potato, concimato, curato. O come una persona sana che sta tutto il giorno in poltrona e poi comprende che così finisce per ammalarsi. La Parola non è una regola come talvolta può venire presentata ma un seme, dice Gesù, un dono elargito nel tempo e nel modo opportuno che cresce a misura verso la pienezza. Dunque usciamo dal moralismo che talora ci è stato trasmesso di credere in Dio ma dovendoci salvare da soli con le nostre inesistenti forze e sperimentiamo la fede in Dio che viene con sapienza e delicatezza a donarci gradualmente vita, a portarci verso la vita, con amore. Il seme cresce spontaneamente, dice Gesù, più che fare noi chissà che cosa, la strada è non ostacolarlo ed imparare gradualmente a non lasciarci confondere, scoraggiare, da fasulle voci interne a noi stessi e anche esterne. Gli inganni possibili sono molti, per cui vi è una indicazione di fondo: fare attenzione, con l'aiuto di Dio, a tutto ciò che ti distoglie dal semplice camminare con Dio, col sereno e serio padre spirituale... Talora anche motivazioni apparentemente buone in realtà distolgono dal camminare con Dio e così la fede si allenta senza avvedersene. Una mamma cucina la domenica mattina sei ore per il figlio che viene a pranzo, cucina cose che il figlio neanche potrà mangiare. Mi raccomando è una cosa bella ma se quella mamma ha ricevuto il dono di credere alla grazia della messa cosa conviene al figlio che cucini sei ore o che cucini un po' di meno e lo affidi a Dio nella grazia sconfinata della messa? Impariamo gradualmente ad andare dritti, sereni e semplici sulla via di Dio, con il nostro sereno passo, se Dio vuole sempre più spedito, senza dunque rallentare la crescita del seme. Il cammino della fede è prima di tutto un crescere nella fede nella potenza delle fonti della grazia, dove è Gesù che ci porta. Talora le persone possono andare in cerca di chissà quali aiuti straordinari mentre le vere grazie potentissime cui ci si può appoggiare gradualmente sono la Parola, i sacramenti, dunque la messa, la preghiera, il padre spirituale, la comunità di crescita, la ricerca della volontà di Dio. Il seme dunque cresce e diventa pronto a ricevere nuovi doni. È bella l'immagine degli uccelli del cielo che fanno il nido tra i rami del seme ora divenuto albero. Indica che ogni cosa è dono spirituale (del cielo li chiama appunto Gesù) a misura, come un nido, della specifica persona che li riceve. sono grazie di Dio anche i doni umani come la fidanzata, gli amici e quelli materiali. Non di solo pane vive l'uomo vuole dire questo: anche il cibo che ti dà Dio è una grazia, non solo una cosa materiale. E sono anche doni di accoglienza degli altri, in uno scambio di grazie appunto con gli altri. |