Omelia (09-06-2024)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Gen 3,9-15; Sal 129; 2Cor 4,13-5,1; Mc 3,20-35

Terminato il Tempo Pasquale, dopo la celebrazione delle solennità del Signore (Trinità e Corpus Domini) che ci hanno aiutato a riscoprire il mistero trinitario di Dio, ritorniamo, con questa domenica, al Tempo Ordinario, caratterizzato dal colore verde dei paramenti, che ci accompagnerà sino a fine novembre.

Le letture di oggi ci propongono due riflessioni, una è quella del peccato (prima lettura e vangelo), l'altra quella sulla misericordia di Dio (salmo e seconda lettura).

Nel brano della Genesi troviamo il racconto del peccato originale che potremmo definire anche come la fragilità ad entrare nel progetto di Dio. I personaggi della vicenda cercano di scaricare la propria colpa sugli altri e su Dio stesso: "la donna che tu mi hai posta accanto...", perché di fronte al peccato ci sentiamo nudi, senza difese, scoperti al giudizio. Quello di Adamo ed Eva è purtroppo il peccato che ci accompagna costantemente nella nostra vita, quello della superbia, dell'autosufficienza, del sentirci superiori a tutti coloro che ci circondano, compreso Dio.

Ma Dio non è indifferente ai nostri sbandamenti, ci conosce bene, anche perché ci ha creati, e il Salmista ci ricorda che " Signore Il è bontà e misericordia... con te è il perdono".

Anche san Paolo nella sua lettera ai Corinzi, forte della sua esperienza di convertito, ci ricorda che Gesù ci dà forza nella fragilità e nei momenti difficili. Paolo parla dello scoraggiamento che proviamo nel difficile rapporto tra teoria e pratica e indica il cammino che è quello di non lasciarsi abbindolare dalle scelte del peccato, ma, di superare le cose "visibili" che ci procurano tribolazioni, e di puntare sempre alle cose invisibili, cioè alla fede in Cristo, il misericordioso, che ha donato la sua vita in nostro favore.

Dobbiamo però riconoscere che è difficile discernere ciò che è bene da ciò che è male, poiché in noi rischia di essere sempre presente la tentazione dell'apparire, dell'esteriorità.

Nel vangelo Marco ci presenta un Gesù in difficoltà, accusato d'essere posseduto da Beelzebùl; questa accusa gli viene dagli scribi e, peggio ancora, dai suoi parenti, tra i quali anche sua madre Maria, che vanno a cercarlo perché pensavano fosse fuori di testa. Ma Gesù risponde senza mezzi termini che chi fa la volontà del Padre è sua madre e suo fratello. Questo racconto potrebbe lasciarci un po' perplessi, ma è proprio Maria, la donna che ha detto "eccomi" all'annuncio dell'angelo, colei che ha fatto a pieno la volontà di Dio. Non sempre è facile capire quello che Gesù ci propone e, a volte, siamo portati a dire che quello che ci chiede è una follia, un non senso, soprattutto se calato nelle nostre mode della vita in cui siamo immersi, pieni di messaggi, di proposte, di notizie fasulle...

Gesù ci parla anche del peccato contro lo Spirito Santo che non potrà mai ottenere il perdono: ma che cosa è questo peccato? È negare la volontà salvifica divina, rifiutando la misericordia con cui Dio in Cristo raggiunge l'uomo, debellando il suo peccato e liberandolo dal male. È il rifiuto, senza riserve della salvezza che lo Spirito Santo infonde.

Gesù ci propone un'adesione libera e consapevole al suo progetto di umanità per sconfiggere, con Lui, il regno di satana, il male del mondo. Che poi questo impegno, capace di andare contro l'istinto, contro corrente, sia difficile in questo nostro mondo, noi lo sappiamo. Il credente non è un ingenuo ottimista, è piuttosto un uomo di speranza. Speranza che non è attesa passiva, non è il sogno di improbabili cambiamenti casuali, ma la certezza che il bene è già presente, è la capacità di scoprirlo nella realtà vissuta, prontezza nell'assecondarlo e nel creare le condizioni migliori per farlo emergere.

Troppi cristiani sono ben integrati nel mondo che li circonda. Il conformismo è un atteggiamento facile e in apparenza vincente, mentre appare perdente il coraggio di tenersi fuori dalle mode, dalle abitudini, dai compromessi morali, dagli affari spregiudicati, dalle misure del buon senso comune.

Vale la pena di ricordare che a condannare Gesù non sono stati i grandi peccatori, ma uomini religiosi, pieni di buon senso, diligenti burocrati e funzionari solerti e miopi custodi dell'ortodossia, che non potevano tollerare che Gesù si mettesse fuori dai loro schemi mentali, dalle loro tradizioni consolidate.

Chiediamo al Signore di aiutarci a superare la condizione di peccato insita nella nostra umanità, per essere sempre suoi testimoni in famiglia, nella società, sul lavoro, capaci di assumerci le nostre responsabilità e allontanare da noi la tentazione di dare la colpa agli altri.


Per la riflessione di coppia e di famiglia.

- Le letture di questa domenica ci invitano a riflettere sul rischio e le conseguenze dell'autosufficienza (vivere come se Dio non ci fosse): come sperimentiamo questo nella nostra vita?

- Gesù ci avverte di essere attenti a non peccare contro lo Spirito Santo, e san Paolo lo traduce con il non scoraggiarsi se facciamo esperienza di contraddizione tra la teoria e la pratica. A che punto siamo del guado?


Anna e Carlo - CPM Torino