Omelia (30-06-2024)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 29; 2Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43

La tredicesima domenica del tempo ordinario parla del momento della "morte", il senso cristiano della morte e della morte come senso della vita, di un Dio amante della vita.

Un Cristiano è per la vita, non per la morte, la morte è solo un passaggio obbligato dal tempo all'eternità. La morte è un momento, il momento più decisivo dell'esistenza umana, più terribile e insieme più consolante, se accettato con speranza, da una "non-conoscenza" a una "conoscenza-eterna". Se il mio "io" terreno sarà distrutto, la mia anima continua la sua vita in attesa che il mio essere completo sia ristabilito nella risurrezione della carne. La vita non ci viene tolta, ma solamente cambiata, e la terra diventa la soglia di un "altro e alto" mondo.

La fede, scriveva il Capecelatro, nella sua "Vita di Gesù Cristo", a proposito della sirofenicia (episodio evangelico della giovanetta morta), anche umanamente considerata, è una forza mentre il dubbio, che le si oppone, è solo impotenza. La Fede divina nel Cristo è più che una forza, perché ci unisce a Dio e ci fa partecipi alla grandezza di Lui: "La bambina non è morta, ma dorme." Il senso cristiano della morte è incluso in queste parole.

E allora perché non gustare il salmo sapienziale in cui Dio fa trionfare la vita, perché è il Signore "amante della Vita".

Quando l'evangelista Marco raccontava i due miracoli, di cui oggi noi leggiamo, Cristo aveva già vinto la morte con la sua risurrezione, e i cristiani credevano che se Cristo è risorto, anche noi risorgeremo. Questa fede, che per i primi cristiani era talmente sicura che per essa erano pronti a dare la propria vita, per tanti di noi oggi si è fatta nebulosa, incerta, al punto che molti confondono "risurrezione con reincarnazione". Il Cristianesimo invece sta o cade con l'annuncio della risurrezione di Cristo e perciò anche della resurrezione dei nostri corpi mortali: il Cristianesimo non solo crede queste due verità, intimamente intrecciate e del tutto inscindibili, ma solo il Cristianesimo le crede.

Non è che il problema allora oggi non è dato dal fatto che i cristiani non sono la maggioranza nel mondo, ma che sono pochi gli stessi cristiani che vivono nella prospettiva della resurrezione; il compito della nostra fede si è fatto più confuso e debole, si che oggi il messaggio cristiano risulta complessivamente poco incisivo nel contrastare quella irresponsabile atmosfera di morte e, come una nube tossica, si fa sempre più densa e opprimente sul nostro mondo?

Io penso che il problema che affligge il genere umano è semplicemente la "non-conoscenza" al momento che non si apriranno più gli occhi su un nuovo giorno di vita, pieno di progettazioni, impegni, rapporti ecc..., la Vita continua.

C'è un detto che dice: "ogni giorno ha la sua pena", e basterebbe questo detto per non angosciarci e vivere serenamente ogni giorno, ma chi ci garantisce che da lì a poco ci saremo ancora? Nessuno, neppure Dio-Padre quando, nel Vangelo, Cristo esclama che neppure Lui sa quando verrà l'ora. Pensiamoci: prima di "addormentarci" (pensiamo alla lettura: "La bambina non è morta, ma dorme...") ci prepariamo per il "programmatico domani" e, fatto questo, si spegne la luce, umana. Non ci siamo più, per alcune ore, ma dopo tot biologico di ore di sonno il corpo "risorge" e continua il ciclo della vita; oppure, nella situazione nefasta, è iniziato l'altro orologio a scandire le ore eterne, ma nessuno ce lo viene a raccontare; non ci siamo più, per sempre.

Ecco, il punto del passaggio lo potremo vivere: bene o male, con speranza o senza speranza, ma spetta a noi a voler solo toccare il suo mantello per essere salvati: "Chi mi ha toccato il mantello?", una richiesta di Cristo perché quel "tocco" diventi strumento di incontro con la nostra minuscola fede, ci apra la via della misericordia divina eterna.


E allora domandiamoci:

Come singolo, come coppia, come famiglia, come comunità, riusciamo essere persone di speranza affinché la Vita sia ogni giorno momento atteso con la misericordia di Dio?


Claudio Righi