Omelia (15-06-2024)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mt 5, 33-37

Come vivere questa Parola?

Il Vangelo di Matteo di oggi ci invita ad un'ecologia delle parole. Dio è troppo spesso chiamato in causa in faccende che non centrano molto con Lui, e le nostre considerazioni molto personali diventano teologie che travestiamo di certezza. Dovremmo avere un parlare "forte e chiaro", senza la preoccupazione di far contenti tutti: "Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno". È il di più che ferisce, crea problemi, giudica, sparla, mette in cattiva luce, stravolge. La poetessa italiana Alda Merini scriveva: "Scegli con cura le parole da non dire". È il parlare a sproposito, il voler a tutti costi dire la propria su tutto, il pontificare in ogni occasione, l'ostentare sicurezze e certezze, che incrina le relazioni.

La fede ci invita a chiamare per nome le cose. A saper dire sì e no davanti alla verità o alla menzogna. Ci invita a misurare il potere tremendamente distruttivo che delle volte possono avere le nostre parole, specie quando vengono da chi dice di appartenere a Lui, di credere nel Suo Vangelo. Bisognerebbe parlare poco, o farlo sempre per dire il bene, per benedire. Diversamente, c'è una misericordia che si esprime anche del linguaggio, è racchiusa nel silenzio. L'attitudine al silenzio è come una grande sinfonia dove le pause, i respiri, rendono le note più chiare, più belle, più melodiche; rende più significativo ciò che si dice.


Rifletto sullo stile della mia comunicazione, mi chiedo se bene-dica, se contiene l'eloquenza del silenzio.


La voce di un asceta

"Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire".

Buddha


suor Emilia Di Massimo - emiliadimassimo@libero.it