Omelia (16-06-2024) |
don Lucio D'Abbraccio |
Impariamo ad essere strumenti docili del Regno di Dio! La liturgia odierna ci propone due brevi parabole di Gesù: quella del seme che cresce da solo e quella del granello di senape. Attraverso immagini tratte dal mondo dell'agricoltura, il Signore presenta il mistero della Parola e del Regno di Dio, e indica le ragioni della nostra speranza e del nostro impegno. Nella prima parabola, Gesù paragona il Regno di Dio a «un uomo che getta il seme sul terreno». Il seminatore non si preoccupa di come e quando il seme germoglierà e crescerà; il seme che viene gettato sulla terra, sia che il contadino dorma sia che vegli, germoglia e cresce da solo. Il contadino compie semplicemente il suo gesto, con fiducia nella forza della vita. Egli semina con la fiducia che il suo lavoro non sarà infecondo. Ciò che sostiene l'agricoltore nelle sue quotidiane fatiche è proprio la fiducia nella forza del seme e nella bontà del terreno. Allo stesso modo, noi cristiani siamo chiamati a seminare la parola di Dio e il bene nel mondo, senza aspettarci frutti immediati o riconoscimenti. La nostra responsabilità è quella di gettare il seme, con la certezza che Dio, nel suo amore provvidente, farà crescere ciò che abbiamo seminato. Questa parabola ci fa comprendere che Dio è il Signore del Regno, l'uomo è suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell'azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti. Ogni cristiano, allora, sa bene di dover fare tutto quello che può, ma che il risultato finale dipende da Dio: questa consapevolezza lo sostiene nella fatica di ogni giorno, specialmente nelle situazioni difficili. A tale proposito scrive Sant' Ignazio di Loyola: «Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio» (cfr Pedro de Ribadeneira, Vita di S. Ignazio di Loyola, Milano 1998). Anche la seconda parabola utilizza l'immagine della semina. Qui, però, si tratta di un seme specifico, il granello di senape, considerato il più piccolo di tutti i semi. Pur così minuto, però, esso è pieno di vita, dal suo spezzarsi nasce un germoglio capace di rompere il terreno, di uscire alla luce del sole e di crescere fino a diventare «più grande di tutte le piante dell'orto». E così è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell'amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo; eppure proprio attraverso di loro irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è apparentemente insignificante. L'immagine del seme è particolarmente cara a Gesù, perché esprime bene il mistero del Regno di Dio. Le due parabole, infatti, ci invitano ad avere fiducia nella potenza del Regno di Dio, che opera nel mondo anche quando noi non lo vediamo. Come il seme gettato nel terreno e il granello di senape, il Regno cresce in modo silenzioso e inesorabile, portando con sé i frutti di giustizia, di pace e di amore. Le due parabole, inoltre, ci invitano anche a fare la nostra parte. Siamo chiamati ad essere seminatori del Regno, a diffondere la parola di Dio e il bene con le nostre parole e le nostre azioni. Dobbiamo seminare con fiducia, senza scoraggiarci di fronte alle difficoltà, certi che Dio porterà a compimento la sua opera di salvezza. La Vergine Maria, che ha accolto come «terra buona» il seme della divina Parola, rafforzi in noi questa fede e questa speranza e ci aiuti ad essere strumenti docili del Regno di Dio. Amen! |