Omelia (28-06-2024) |
don Michele Cerutti |
Quando penso che sia finita è proprio allora che comincia la salita Antonello Venditti, nella sua canzone "Che fantastica storia è la vita", ha veramente ragione. Pietro lo sperimenta perché si trova rinchiuso nella tristezza del suo peccato ovvero aver rinnegato il Maestro che lo ha condotto per mano a conoscere il vero volto del Padre. Davanti alla prova estrema, del riconoscerlo davanti agli uomini, nel momento della Croce, Pietro afferma di non averlo mai incontrato e lo abbandona. Non resta che ritornare alla vita di sempre quella che conduceva prima. Gesù sorprende e quel momento di difficoltà per Pietro diventa motivo di riprendere un cammino interrotto e ripartire con coraggio riscegliendo quel galileo che lo aveva affascinato qualche tempo fa e che, anche davanti al rinnegamento, vuole ricominciare una storia d'amore, ora da Risorto, perché in Lui nulla termina, ma tutto continua. Dio rimanda Pietro all'origine della sua vocazione narrata da Luca quando Gesù afferma che da ora in poi sarebbe diventato pescatore d'uomini, dopo aver sperimentato il fallimento di una pesca non riuscita. Il Signore lo ricerca laddove si è rintanato e laddove era cominciata tutta la storia. Succede proprio così quando tutto sembra finito dice la canzone di Venditti è proprio allora che ricomincia la salita. L'uomo di fede a maggior ragione lo può esprimere questo aspetto perché lo sperimenta sempre. A Pietro non rimane che rinnovare quella sua adesione filiale nel rispetto della piena libertà, ma anche della serietà ben sapendo che Gesù fa di tutto per ottenere anche quel poco di amore che l'uomo dispone per rispondere alla gratuità della misericordia di Dio. Il Signore pone tre domande che all'apparenza sembrano uguali, ma che hanno una varietà di sfumature a mano a mano che si dispiegano. Pietro mi ami più di costoro? La prima è impegnativa richiede una misura alta a cui l'apostolo abbassa l'asta limitandosi a un: ti voglio bene. Pietro mi ami? Il Maestro rincalza. La dimensione ancora alta dove amore è agapao. L'apostolo chiede a Gesù di rifarsi alla filia che è meno impegnativo di agapao e ancora afferma infatti: Ti voglio bene. Un grande insegnamento che il Maestro offre al discepolo, che conosciamo essere un fracassoso, per metterlo davanti a una evidenza, ovvero, che per raggiungere le vette alte dell'amore è chiamato a camminare. Allora Gesù potrà chiedere a Pietro mi vuoi bene? Questa volta utilizza filia. Pietro risponde affermativamente e il Messia lo invita a seguire. Gesù rispetta i nostri tempi e chiede a noi di fare altrettanto rispettarci non forzandoci e mettendoci in una vera e propria sequela fatta di vero e proprio abbandono. Pietro prima aveva seguito il Maestro seguendo le proprie emozioni mettendo avanti se stesso e non Gesù. "Vade retro Satana" dice il Cristo all'apostolo perché "non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". La risposta del Messia a Pietro perché non voleva che Gesù si consegnasse al progetto del Padre di morte e di risurrezione. Per questo discepolo, ma anche per tutti gli altri un Dio che doveva morire non poteva esistere e avrebbe infranto i sogni di liberazione dall'Impero romano che serpeggiavano tra gli apostoli. Riparti Pietro sembra dire Gesù e allora così il pescatore di Galilea prosegue il suo cammino invitato ogni giorno a scoprire sempre realtà nuove in cui deve allenare lo sguardo ad orizzonti sempre più ampi fino ad esclamare negli Atti degli Apostoli, alla vigilia del Concilio di Gerusalemme, questa espressione: In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. (At 11, 35-37). Paolo è l'apostolo che ha dovuto fare della sua vita una direzione ostinata e contraria, dopo aver sperimentato quanto sia brutto seguire la popolarità che porta alle strade di peccato. Credeva in un Dio totalmente distante che assecondava nel rispetto della Legge e accreditandosi negli ambienti dell'ortodossia ebraica. Quando incontra il Risorto deve scontrarsi con gli Ebrei e dovrà cercare di avvicinarsi ai cristiani intimoriti di un persecutore che anche se ha abbracciato la fede in Cristo è difficile identificare come amico. Un ostinato e contrario che lo porterà a difendere le proprie posizioni nel primo Concilio della storia sulla questione della circoncisione. Un ostinato e contrario che subirà prove di ogni genere: Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? (2 Cor 11,25-29) Pietro e Paolo hanno conosciuto quella Verità che li ha resi liberi e la libertà è così cara e lo sa solo chi per essa ha perduto la vita. Due apostoli, due martiri ovvero persone che per l'annunzio del Vangelo hanno dato la vita. Non due supereroi, ma uomini che hanno avuto anche cadute, ma anche la forza di rialzarsi immergendosi nel grande mare della misericordia di Dio e che con la loro morte cruenta hanno lavato nel sangue dell'Agnello le loro vesti. Quindi non due uomini distanti da noi, ma che con i loro caratteri anche impulsivi conoscono i nostri limiti e si pongono come guide del nostro pellegrinare su questa terra. |