Omelia (18-06-2024) |
Missionari della Via |
Amate i nemici, pregate per coloro che vi perseguitano, salutate anche coloro che non sono vostri fratelli... quante sono alte e impegnative queste parole del Signore! Quanto ci mettono in crisi perché ne sperimentiamo la difficoltà; ma cercare di non metterle in pratica è non fare quello straordinario che Gesù ci chiede e ci rende capaci di fare! Sì, in quanto cristiani non ci è chiesto un comportamento ordinario ma straordinario, ci è chiesto un amore che mostri ai lontani che stare con Gesù, accogliere la sua grazia, permette di compiere azioni straordinarie, azioni che hanno il potere di attirare i lontani, di edificare i vicini, di essere monito a coloro che non vogliono nemmeno provare ad amare, a salutare, a pregare per coloro che non sono molto amabili! Chiediamoci: chi sono coloro che in questo momento si sono resi nostri nemici, o che noi abbiamo fatto nostri nemici, per i quali provare a compiere le azioni straordinarie che il Signore ci chiede di fare? Iniziamo pregando, continuiamo salutando, concludiamo amando! Non è certo facile, ma se vi è in noi l'intenzione e la buona volontà, la grazia di Dio ci aiuterà a compiere lo straordinario che il Signore Gesù ci chiama a fare, per diventare perfetti come il Padre nostro celeste! «Dice Gesù: amate i vostri nemici. Impossibile amore, diceva Freud. Ma non sapeva che nel vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo: dare. E riparte il circuito del dono. Che significa fare fronte alla capacità degli altri di fare del male con la nostra capacità di amare. Questo distrugge l'inimicizia. L'amore vince il nemico non già uccidendolo, ma uccidendo l'inimicizia che c'è in lui. Gesù riesce a pensare a una vittoria che sappia fare a meno della sconfitta del nemico, che non implichi la morte del nemico. Riesce a pensare ad una vittoria sull'inimicizia, non sul nemico, ad un nemico amato. È la scommessa assoluta. Sarà vittima della violenza. Ma il messaggio della croce è questo: alcune cause valgono il mio sangue, ma nessuna causa vale il sangue di mio fratello. Muore perdonando gli uccisori, perché nessuna causa vale il mio odio» (p. Ermes Ronchi). |