Omelia (19-06-2024)
Missionari della Via


«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro». Queste parole ci interrogano sul nostro desiderio di apparire, di ricevere ricompense, di essere riconosciuti come persone capaci di cose belle. Beh, in fondo, in tutti noi vi è questa sottile tentazione. Una madre o un padre si aspettano un piccolo riconoscimento dai propri figli per quello che hanno fatto per loro, lamentandosi, a volte, se non fanno cose che diano loro soddisfazioni come ad esempio essere bravi a scuola, o generosi, servizievoli, capaci di ascoltare tutto quello che viene detto loro... Anche una moglie aspetta gratificazioni dal marito e viceversa; anche consacrati e consacrate aspettano le loro ricompense: essere adulati, circondati da persone che ne vantino le gesta, essere al centro dell'attenzione, e quanta difficoltà ad accogliere le incomprensioni, pensando che loro si stanno sacrificando per il bene dei fedeli. Sarebbe anche buono domandarsi se stiamo pregando per le persone meno simpatiche, perché questo è anche il compito di un genitore e di un consacrato: pregare per coloro che sono stati loro affidati. Oggi il Signore ci chiede, nel segreto del nostro cuore, di affidargli ogni cosa, ogni nostro gesto, anche ogni incomprensione patita, nella certezza che Egli ci darà forza e consolazione. Non aspettiamoci dunque ricompense e applausi dagli altri, ma qualsiasi cosa facciamola per il Signore e nel nascondimento, sapendo che da Lui riceveremo ogni ricompensa (cf Col 3,23-24).

«Più la sofferenza è intima ed è nascosta agli occhi delle creature, tanto più vi rallegra, o Dio mio» (s. Teresina di Lisieux).