Omelia (23-06-2024) |
Omelie.org (bambini) |
Buon giorno ragazzi e buona domenica. Sono certa che il Vangelo di oggi vi è rimasto in mente. Racconta infatti un breve episodio della vita di Gesù e dei suoi discepoli. Un episodio facile da ricordare: si tratta di un momento critico che vivono gli apostoli, un momento di vera paura. Questo episodio, come sempre, può diventare anche un aiuto per tutti noi. Andiamo perciò al racconto che inizia facendoci capire che siamo al termine di un giorno molto impegnativo per Gesù e per i discepoli che lo seguono. Il Signore, nell'arco della giornata, ha parlato ai discepoli e alle folle del "Regno di Dio" paragonandolo a un seme che viene gettato nella terra e che può crescere bene solo e soltanto se trova un terreno buono, senza sassi, senza spine e rovi, un terreno accogliente, un terreno libero da ostacoli. Questo terreno, lo capiamo bene, siamo noi: è la nostra vita che deve diventare sempre accogliente nei confronti della Parola di Gesù e anche nei confronti di quanti ci vivono accanto, a casa, a scuola, in palestra, in oratorio, ovunque. Al termine di questa giornata, alla sera, Gesù chiede di passare all'altra riva. Quando nei vangeli troviamo il termine "sera", il più delle volte, l'evangelista non lo usa per darci una notizia cronologica, cioè di tempo, ma per dire qualcosa di molto più profondo: la sera infatti indica il buio, e il buio ricorda la notte, quindi l'oscurità, l'incapacità di vedere, e quindi anche di capire. Questa è la sera di cui ci parla l'evangelista Marco e vediamo il perché. Abbiamo detto che Gesù ha parlato del Regno di Dio, un regno che non è aperto a pochi, a un solo popolo, ma a tutti gli uomini di ogni razza, popolo, cultura e religione. I discepoli fanno fatica a capire questa cosa e vorrebbero che Gesù fosse solo per loro, rimanesse sempre con loro. Con questi pensieri nel loro cuore, la luce dell'amore si spegne e così sperimentano la sera, la notte, il buio che racconta la loro chiusura, il loro egoismo. Passare all'altra riva come Gesù chiede, è per loro difficile perché significa andare in terra pagana. Il lago di Galilea infatti segna come un confine fra la terra di Israele e la terra posta all'altra riva, terra considerata pagana. I discepoli non sono d'accordo con la scelta di Gesù. È come se dicessero: "Gesù è nostro e non vogliamo condividerlo con nessuno!" Vi è mai capitato di pensare o di avere questo stesso atteggiamento nei confronti di un amico, di un gruppo, di un gioco, di qualcosa che vi appartiene o di cui fate parte? Vi è mai capitato di dire o di pensare: "Quell'amico deve giocare soltanto con me, deve essere solo e soltanto mio amico"? Oppure: "Nel nostro gruppo non può esserci spazio per nessun altro!"? Questi ragionamenti esprimono chiusura nei confronti degli altri! Gli apostoli sono un po' così, vogliono chiudere Gesù dentro il loro gruppo, dentro il loro popolo. Ma Gesù, lo capiamo bene, non può accettare questo atteggiamento. I discepoli accolgono la proposta di Gesù, ma l'accolgono di malavoglia. Salgono così sulla imbarcazione ma vorrebbero stare da tutt'altra parte. Vi è mai capitato di fare una cosa controvoglia? Per esempio un compito controvoglia... Beh... quando facciamo le cose controvoglia, si moltiplicano le difficoltà, sembra quasi che tutto vada nel verso sbagliato. Nel caso di un compito si fa fatica a capire anche le cose più semplici, e questo perché dentro il nostro cuore non c'è disponibilità, non c'è apertura. E allora capite bene che quella tempesta che ci viene narrata nel Vangelo, è sì sul lago ma è anche nel cuore dei discepoli che controvoglia sono in viaggio verso l'altra riva. L'unico tranquillo che dorme a poppa dell'imbarcazione è Gesù. Per lui la tempesta non esiste! Non c'è dentro il suo cuore, perché è in piena comunione con la volontà del Padre che vuole offrire il suo amore a tutti gli uomini. Gesù dorme sulla barca sballottata dalle onde non perché è un coraggioso sprezzante del pericolo, ma dorme perché nel suo cuore c'è serenità e pace. Sa che la meta verso la quale sta andando è una meta importante! Raggiungere tutti gli uomini con la buona notizia del Vangelo! Non si può mettere ostacolo all'annuncio del Regno di Dio che viene a portare a tutti gli uomini pace, gioia, amore, benessere e giustizia. La tempesta provoca onde così alte che, spinte dal vento, rendono la piccola imbarcazione inadeguata ad affrontarne la furia. La barca si riempie d'acqua al punto tale che rischia di rovesciarsi. I discepoli, pur essendo degli esperti navigatori, si vedono in difficoltà e la paura diventa, in quel momento, la loro compagna. Vi capita mai di avere paura? Penso proprio di sì, e quando vivete questo sentimento a chi vi rivolgete? Certamente alla mamma, al papà, a un fratello o una sorella più grandi, alla maestra, al vostro allenatore, a Gesù! Perché la paura non va subita ma va affrontata, bisogna parlarne, bisogna chiedere aiuto, proprio come fanno i discepoli con Gesù i quali lo svegliano e gli gridano: "Maestro, non ti importa che siamo perduti?". Gesù si sveglia e subito comanda al vento di tacere e al mare di calmarsi. E il vento tace e il mare si calma! Un evento strepitoso... È la Parola di Dio, la Parola di Gesù capace di portare equilibrio e pace nella natura e nel cuore delle persone. Quale uomo può fare questo? Nessuno! I discepoli lo capiscono bene. Gesù mostra così anche la sua condizione divina, solo Dio può far questo! Dopo avere domato la tempesta, il Maestro rimprovera i discepoli con parole dure, per la chiusura del loro cuore. Non solo domanda perché sono così paurosi, ma soprattutto perché non hanno ancora fede! Non si fidano ancora di Lui. Di un amico bisogna fidarsi, altrimenti che amico è? Di Gesù ci si deve fidare davvero perché lui è il Signore e a lui possiamo affidare la nostra vita. I discepoli fanno ancora fatica a fidarsi davvero. Stanno sì insieme a Gesù, lo seguono, ma non aderiscono al suo progetto di amore, non mettono piena fiducia in lui, non si stanno impegnando a pensare e ad amare come lui. E noi come siamo nei confronti di Gesù? Frequentare il catechismo, l'oratorio, celebrare la Messa domenicale significa non solo stare lì, nella barca col Signore, ma fidarsi e affidargli la nostra vita. Per fare questo c'è bisogno di capire e di conoscere attraverso il catechismo, ma anche di alimentare la nostra amicizia con lui attraverso la preghiera personale. In questo tempo di vacanza, mettete nella vostra giornata un piccolo momento di preghiera e di lettura della Parola di Dio. Per esempio, potreste leggere per circa 15 minuti ogni giorno un piccolo brano del vangelo di Marco che è il vangelo che ci accompagna quest'anno. Fermarvi per cercare di capire che cosa vi ha colpito di quanto avete letto e magari trascrivere la frase su un quaderno. È un piccolo esercizio, un breve tempo da dedicare al Signore, ma vi assicuro che lui, quel tempo, ve lo ridonerà ricolmando la vostra vita di bene... provare per credere. Auguri e buone vacanze! Commento a cura di Piera Cori |