Omelia (24-06-2024)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Massimo Cautero

Mi è sempre piaciuto guardare alla pagina del Vangelo di Luca, sulla nascita di Giovanni Battista, come una grande conquista da parte di Dio dei cuori di due sposi, Zaccaria ed Elisabetta, che si arrendono alla misericordia di Dio stesso e al suo modo di concedere grazie. Infatti nel nome di Giovanni si incontrano e si accordano le volontà dei due sposi che, reduci da mesi in cui hanno vissuto di tutto, alla vista di quel bambino non possono far altro che riconoscere che l'amore di Dio ha agito e agisce nonostante quelle che sono sembrate vicissitudini avverse della vita: non deve essere stato semplice per Zaccaria diventare muto di fronte a tutti i sacerdoti del Tempio e passare per un "idiota", come non deve essere stato semplice per Elisabetta portare avanti una gravidanza in età avanzata e con un marito che non poteva più fare il suo servizio al Tempio e deriso da tutta la comunità sacerdotale. Devono essere stati veramente tempi difficili quelli della gestazione di Giovanni, allietati solo dalla presenza di una giovinetta di famiglia, Maria, unica accorsa in sostegno dei due in difficoltà.
Quello che la nascita di San Giovanni ha fatto capire ai suoi genitori su Dio è proprio in quel nome da dargli in cui si trovano tutti e due, un nome che in ebraico trova i suoi significati in: Dio fa dono o Dio fa Grazia o ancora Dio ha misericordia!
In quel nome non solo c'è tutta la fede dei due ma anche un annuncio di cosa Dio ha fatto e farà attraverso di lui, è un nome che annuncia la missione di quel bimbo e ne descrive la centralità: Dio vuole fare grazia agli uomini attraverso la sua misericordia, e la sua misericordia e tutta la sua grazia sono nel dono del Suo figlio Gesù che deve essere annunciato!
La nostra fede sarebbe stata la stessa senza l'annuncio, la strada preparata da Giovanni? Probabilmente si ma, si sa, a Dio non piace essere avaro di amore e mandare qualcuno a preparare il terreno su cui quell'amore è poi attecchito è sicuramente segno di cura e premura per gli uomini che aspettavano l'avvento del Salvatore.
Noi festeggiamo in questo giorno la nascita di Giovanni ma anche la certezza che Dio non mancherà mai di donarci le sue grazie e di amarci infinitamente, la certezza che il dono di Dio non è una cosa per pochi ma un dono per tutti, come tutti, da sempre, sono chiamati ad andare a lui.
Zaccaria sapeva bene che se avesse confermato il nome suggerito da Elisabetta avrebbe violato quella tradizione in cui erano gli uomini a dare il nome ai propri figli, ma a me piace pensare che a Zaccaria, a quel punto, non importava più niente di quello che si aspettavano gli uomini da lui, a Zaccaria importava la volontà di quel Dio che tutto dispone al bene e, per questo, ciò che conta si decide proprio quando la volontà umana si accorda con quella divina, nella coscienza che quello che Dio vuole da noi è sempre il nostro bene, il bene di tutti, anche se facciamo sempre fatica a capirlo.
Zaccaria, dopo aver confermato le parole di Elisabetta, recupera la parola e comincia a parlare, ma le sue parole non sono più una sfida a Dio, né l'espressione di un dubbio che si contrappone alla volontà di Dio, Zaccaria può usare la lingua per benedire Dio e benedirlo come non aveva fatto mai nella sua "carriera" sacerdotale, è bastato riconoscere un nome che in realtà è l'essenza stessa dell'amore di Dio.
Festeggiare la nascita di San Giovanni è per noi oggi compiere lo stesso percorso di Zaccaria ed Elisabetta, vuol dire aver trovato il motivo di fare festa perché siamo coscienti che Dio Padre non solo prepara a tutti una strada per la salvezza, ma concede anche a tutti di conoscere quale missione ad ognuno è data per preparare a tutti gli altri la strada verso la salvezza e l'amore di Dio. Forse noi oggi abbiamo perso questa coscienza, non crediamo più che Dio possa chiamarci ad una missione e forse non crediamo più abbastanza che da questa missione dipenda la salvezza nostra e di tutti. Abbiamo persino perso il senso del nome: per un bambino non si cerca più il nome di un santo per augurarne di ripercorrerne la stessa strada di santità e di salvezza, ma si cerca un nome che più corrisponda ad un gusto, ad un'originalità, forse un sentimento. Il nome con cui ognuno viene chiamato dovrebbe contenere in se l'essere che ci corrisponde, la missione più bella che si possa desiderare ed augurare, e la domanda che potremmo porci in questa festa allora potrebbe essere: esiste una missione più importante che arrivare alla vita eterna, donare la vita eterna, lasciarci abbracciare dall'amore di Dio che provvede a tutto quello di cui abbiamo bisogno?
Buona festa a tutti.