Omelia (07-07-2024)
don Michele Cerutti
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire

Mi chiedo come si potrebbe rappresentare in un quadro la scena evangelica che oggi la liturgia ci propone questa domenica.
Non ho grandi capacità di disegno anzi ben poche, ma ho una grande immaginazione che mi aiuta a entrare nel brano.
Mi immagino la gioia di Gesù nel tornare nella sua patria dopo esser stato per alcuni giorni in terra pagana che ha raggiunto in mezzo alle difficoltà di una tempesta.
Mi è suonato alla mente, mentre leggevamo quel brano, il salmo quando dice: "Nell'andare se ne va e piange portando la semente da gettare".
Torna pieno di entusiasmo perché, in quelle terre attraversate, che possiamo definire vergini in quanto lontane dalla pura cultura ebraica, nonostante tutto c'è chi si apre alla novità del Regno, come abbiamo visto nella domenica precedente.
Questa domenica nell'incipit potremmo far risuonare un altro versetto di quel salmo quando dice: "ma nel tornare viene con giubilo portando i suoi covoni".
C'è un'aria di gioia e quindi il primo pezzo del nostro quadro potremmo rappresentarlo con colori vivaci.
Ahimé! Gesù si scontra con l'incredulità dei suoi conterranei. Questa è dovuta al pettegolezzo dei suoi concittadini.
Più che interessati a conoscere bene il messaggio sono preoccupati di sapere chi è quel personaggio che parla loro.
I discorsi più che crescere rasentano il basso che sempre lo sparlare porta. Infatti, si domandano, ma come può un figlio di un carpentiere parlare in quella maniera.
Chi sono i familiari? è la domanda che circola.
-Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire- è una espressione tipica dei nostri anziani e che sicuramente va a pennello con il brano evangelico di oggi.
Il secondo pezzo del nostro quadro potremmo quindi vederlo grigio.
Non è buio perché Gesù nonostante tutto riesce a fare qualche miracolo.
Il Signore è passato in mezzo ai suoi, ma questi non sono stato in grado di comprenderne il passaggio a causa di un clima pettegolo che come sempre fa sfuggire le situazioni.
Capita così gli uomini davanti alla verità rischiano di tapparsi le orecchie con le motivazioni stupide.
Pensate quando Stefano viene lapidato gli uccisori non volevano più sentirlo e Atti ci parla proprio di questo mettersi le dita nelle orecchie e proruppero in grida fortissime.
Capita anche agli abitanti di Galilea oggi con Gesù non vogliono sentire e lo fanno con i loro discorsi che portano a non ascoltare il messaggio di salvezza.
Gesù sperimenta, come Paolo nel brano, che abbiamo proclamato, uno schiaffo del messo di Satana per provarne la superbia.
È la prova che riguarda tutti noi quello che Gesù ha vissuto.
Infatti anche noi saremo stati davanti all'incomprensione quando abbiamo parlato delle ragioni della nostra fede nei nostri ambienti familiari, lavorativi o amicali.
Sono prove che Dio ci mette come abbiamo letto nella lettera paolina per sperimentarci nella fedeltà del nostro compito.
Il progetto di Dio deve andare avanti nonostante tutto e Gesù si muove nei villaggi vicini.
Il quadro prosegue quindi con i colori vivaci dell'annuncio.
Sorgano domande spontanee anche per noi: Ci affascina ancora il messaggio del Vangelo oppure lo facciamo scivolare nelle piccolezze dei nostri giudizi?
Viviamo nel pettegolezzo oppure ci lasciamo catturare dalla profondità dell'annuncio?
Nonostante le difficoltà siamo in grado di non tirarci indietro nel comunicare il Vangelo?
Domande che richiedono risposte sincere per irrobustirci di fronte alle prove che il vissuto della fede comporta.