Omelia (25-06-2024)
Missionari della Via


Oggi Gesù chi chiama a discernere per fare bene il bene. "Non dare le cose sante ai cani e ai porci" era un modo di dire del tempo di Gesù che oggi potremmo tradurre e comprendere con: "se uno è doppio, superficiale e non capisce il valore delle cose, è inutile insistere per donargli le cose di Dio". Se uno non vuol capire o non è maturo non serve dargli le perle della propria vita, raccontandogli le grazie ricevute: non le comprenderebbe, banalizzerebbero il tutto. Piuttosto siamo chiamati a pregare e amare quella persona, nell'attesa di una sua maturazione, sperando possa aprirsi a Dio e al desiderare le cose di Dio.

Poi Gesù aggiunge: «quello che vuoi gli altri facciano a te, tu fallo a loro». Gesù non sta certo dicendo: "fallo solo se lo meritano, se sono bravi, se ti va... ma fallo sempre e comunque. Fai il bene possibile". E non dice: "se poi non ti ricambiano, smetti; oppure solo una volta al giorno, ma sempre, fallo sempre, costantemente". Gesù ci parla di uno stile di vita "divino", di un amore serio, sempre proiettato fuori di sé, teso al bene dell'altro. È duro fare ciò? Ci costa fatica? Certo! Per questo Gesù ci dice: «Sforzatevi di passare per la porta stretta». La porta stretta è la via dell'amore, è la via che Gesù ha percorso, è la via della croce che conduce alla vetta più alta, è la via che conduce alla gioia piena, alla felicità. Coraggio dunque, sfruttiamo tutte le occasioni che abbiamo per amare!

«Insegnaci, Signore, a non amare solo noi stessi, a non amare soltanto i nostri cari, a non amare soltanto quelli che ci amano. Insegnaci a pensare agli altri, ad amare anzitutto quelli che nessuno ama. Concedici la grazia di capire che in ogni istante, mentre noi viviamo una vita troppo felice e protetta da te, ci sono milioni di esseri umani, che pure sono tuoi figli e nostri fratelli, che muoiono di fame senza aver meritato di morire di fame, che muoiono di freddo senza aver meritato di morire di freddo. Signore abbi pietà di tutti i poveri del mondo; e non permettere più, o Signore, che viviamo felici da soli. Facci sentire l'angoscia della miseria universale e liberaci dal nostro egoismo» (Raoul Follereau).