Omelia (30-06-2024) |
diac. Vito Calella |
Arricchiti della grazia dello Spirito Santo e dell'immortalità «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9). Abbiamo ascoltato questo meraviglioso annuncio che motiva il nostro ritrovarci ogni domenica per celebrare il mistero pasquale di Gesù Cristo, iniziato con l'impoverimento della sua venuta nel mondo, da Figlio amato del Padre, «avendo assunto in tutto la nostra condizione umana, eccetto il peccato» (Eb 4,15). L'evento culminante della sua morte e risurrezione ci arricchisce con il dono dello Spirito Santo e dell'immortalità. Che cos'è quella forza che Gesù senti uscire da sé quando fu toccata da quella donna anonima, emoroissa da dodici anni, impura e isolata da tutti a causa della sua disperata situazione d povertà? Lei certamente non lo poteva immaginare. Ma noi, illuminati dall'evento della morte e risurrezione di Gesù possiamo veramente contemplare Gesù di Nazareth costantemente guidato e donato con la forza vitale e unitiva della gratuità dell'amore, dello Spirito Santo, che infrange tutte le barriere create dalla legislazione del puro-impuro, della distanza prudente dell'uomo dalla donna. Il risuscitamento della figlia di Giairo sembra confermare quanto abbiamo contemplato ascoltando l'annuncio del libro della Sapienza: siamo stati creati per l'immortalità. La morte fisica è solo un passaggio, è una porta che tutti attreverseremo un giorno. Se «continuiamo ad avere fede» in Gesù (immedesimandoci in Giairo), possiamo veramente sperare di entrare in una dimensione eterna di vita e di comunione dove non c'è più l'influenza nefasta del diavolo, autore e principio del peccato. Arricchiti dal dono dello Spirito Santo e dell'immortalità siamo chiamati ad essere missionari, con il desiderio ardente conoscer e amare Gesù e di farlo conoscere e farlo amare a tutti coloro che incontriamo nel cammino della nostra vita. Uno sguardo simbolico sui due miracoli messi insieme ci permette di interpretare i dodici anni della figlia di Giairo e i dodici anni della malattia della donna come un messaggio simbolico al popolo di Israele (simbolizzato nella donna) e al nuovo popolo di Dio della Chiesa (simbolizzato nella figlia di Giairo). Senza Cristo e il dono pasquale dello Spirito Santo l'antico popolo di Israele "perde sangue continuamente". Il sangue, simbolo di vita, insieme all'acqua, rappresenta il dono dei comandamenti della Legge della prima alleanza. La pura iniziativa umana di obbedire e praticare le leggi ha sempre fallito nella storia del popolo di Israele. Manca l'ausilio della grazia divina, del dono dello Spirito Santo che è stato donato a tutti, indistintamente dal Cristo risuscitato. Importante è scoprirlo e fare la scelta personalizzata della fede e sentirsi dire da Lui: «La tua fede ti ha salvata» (Mc 5,34 a). I dodici anni della figlia di Giairo possono rappresentare la predicazione apostolica dei dodici apostoli. Noi continuiamo «a crescere nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che loro ci abbiamo insegnato» (2Cor 8,7). Ma, in tutti i tempi, persecuzioni, eresie e idolatrie diventano malattie che, sembra, facciano morire le nostre comunità cristiane. Siamo invitati a continuare ad avere fede, perché il dono della nostra immortalità, non solo nostra, ma di tutta la Chiesa, lo celebriamo sempre nella liturgia eucaristica domenicale, offrendo al Padre, per Cristo, con Cristo e in Cristo le manifestazioni concrete di vita piena e liberazione, realizzate con la forza dello Spirito Santo e in comunione con tutti i santi. |