Omelia (30-06-2024)
don Giacomo Falco Brini
Due casi seri di fede

Il vangelo di oggi ci presenta due modi di toccare Gesù con fede. Gesù è sempre presente, soprattutto nei passaggi della nostra vita. Perché la vita è un passaggio continuo. Si passa da un'età a un'altra, da un posto in cui si vive a un altro posto, da un lavoro a un altro, nel mio caso da una parrocchia a un'altra parrocchia ecc. ecc. È la nostra condizione esistenziale perché in questo mondo siamo pellegrini, non abbiamo stabile dimora. La vita è qui ma anche altrove. È nel presente ma nello stesso tempo proiettata in un futuro che ci è assicurato, se vogliamo vivere di fede e non accontentarci di risposte che sono solo pillole a buon mercato per il nostro desiderio di vita infinita. Vediamo che Gesù, raggiunta un'altra riva del lago di Tiberiade, è letteralmente "assalito" da un'umanità affamata di vita (Mc 5,21). Tra questa gente emerge il capo di una sinagoga di nome Giairo. Ha una grande angoscia nel cuore. Forse riesce a farsi largo tra la folla a causa della sua autorità, comunque appena lo vede presenta in ginocchio il suo problema al Signore Gesù: la sua bimba è agli estremi, il Maestro venga a casa sua per imporre le sue mani su di lei perché sia salvata e viva (Mc 5,22-23). È una richiesta struggente, Gesù viene toccato da Giairo nel profondo e si incammina con lui, mentre la folla lo assedia attorno. I discepoli, probabilmente anzi quasi sicuramente, a fare un cordone di sicurezza attorno al suo corpo. Primo messaggio: ci sono momenti nella vita in cui la guarigione e la salvezza agognate ci chiedono un cammino.
Immaginate la scena. Gesù sta andando a casa di Giairo ma la folla affamata di vita che gli fa ressa attorno lo rallenta, e ad un tratto una donna riesce a districarsi in mezzo ad essa e a mettere a segno il suo obiettivo: se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata (Mc 5,28). Il perché ci viene spiegato nei dettagli. È una donna che da 12 anni soffre di fastidiose emorragie di sangue che né i rimedi naturali né i medici hanno potuto guarire; anzi, il vangelo ci dice che essa era peggiorata nella sua infermità quando udì parlare di Gesù. Questo già stupisce. Ha appena sentito parlare del Signore e subito si trova in una postura di fede sorprendente. Non avevamo forse detto domenica scorsa che l'uomo può toccare con fede Dio solo quando grida a Lui? Difatti questa donna non grida, ma il suo gesto è come un grido: è il gesto estremo di chi non ha più nulla da perdere perché le ha provate tutte. È il gesto di chi, assetato di salute, si rivolge a Gesù come a una sorgente di vita che può dissetare la propria sete. La donna vorrebbe toccare quel corpo che sprigiona salute, ma si accontenta anche di toccare solo il suo mantello, nella fede che pure questo ha in sé la vita. Significativo il subito del vangelo: e subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "chi ha toccato le mie vesti?" (Mc 5,29-30).
Secondo messaggio. Il contatto della fede sembra superare la velocità della luce: subito. E Gesù vuole vedere chi l'ha toccato in questa modalità. Già, perché c'è un toccarlo in altra modalità che non produce niente. È il tocco della folla che si stringe attorno a Lui schiacciandolo, che fa esclamare i discepoli alla domanda di Gesù: tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "chi mi ha toccato?" La fame di vita può giocare brutti scherzi. Può farti sentire il diritto di oltrepassare fino a calpestare l'altro che ha fame come te. Alla domanda di Gesù avrebbero potuto dire in molti: "l'ho toccata io la tua veste!". Eppure nessuno si fa avanti. Perché? Forse la paura avvolge tutti. Forse non c'era tutta questa fede in Lui! Persino la donna che ha toccato Gesù, guarita, inizialmente non parla. Infatti, una donna nel suo stato sapeva che non poteva toccare e non poteva essere toccata da nessuno secondo la Legge, perché era impura. In un certo qual senso il suo silenzio è "giustificato". Ma ella esce allo scoperto impaurita e tremante per l'insistenza del Signore, e racconta tutto alla sua presenza e alla presenza della folla. Gesù manifesta apertamente perché la cercava con lo sguardo. Ha qualcosa da dirgli che va oltre l'aspettativa della donna: figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male (Mc 5,34). Infatti, più importante della sua guarigione dalle perdite di sangue, era fondamentale che la donna scoprisse di essere chiamata figlia e che la fede in Gesù ci porta qualcosa di più grande della guarigione, cioè la salvezza della nostra anima, una vita nuova dove possiamo sentirci e vivere da figli di Dio.
Giairo assiste a tutto questo. Anche Giairo si era rivolto con fede al Signore per la sua angoscia, ora la sua fiducia in Gesù viene ulteriormente rafforzata. Ma che succede? Arrivano da casa sua emissari di morte: tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro? (Mc 5,35) Solo che Gesù ascolta e ribadisce a Giairo: non temere, soltanto abbi fede! (Mc 5,36) Mettetevi nei panni di Giairo. Cosa avreste detto al suo posto? Cosa avreste fatto? Ma qui sta la prova della genuinità di fede del capo della sinagoga. Giairo si incammina verso casa non sulla parola degli emissari, ma sulla parola di Gesù che gli ha chiesto di continuare ad avere fede. Dunque Giairo crede che Gesù può fare di più, crede che può spingere il suo potere fin dentro la morte dell'uomo. Tutto quello che succede a casa sua, tra la derisione di molti che decretano il potere assoluto della morte, non fa' che far risplendere ancor di più il potere assoluto della fede che Gesù ha acceso nel mondo. Terzo e ultimo messaggio: oramai per noi credenti la morte è solo un sonno da cui il Signore Gesù è venuto a risvegliarci. La morte è solo l'ultimo dei passaggi da vivere, per entrare in quel mondo di luce a cui ci prepara il cammino di fede da vivere fino in fondo sulla terra (Mc 5,37-41)