Omelia (30-06-2024)
Omelie.org (bambini)


I Vangeli ci parlano spesso di Gesù che "tocca" e che "si lascia toccare".
Un Gesù che usa le sue mani, il suo sguardo, il suo corpo, la sua voce per aiutarci e insegnarci a vivere secondo il Vangelo.
Quanti miracoli avvengono anche oggi, ogni giorno, attraverso la tenerezza di tante mani!
Pensate alla situazione dolorosa di tante persone che soffrono per varie malattie, agli anziani soli, a tutti coloro che lasciano la propria terra nella speranza di un futuro migliore...
In certi momenti le parole sono inutili ma basta una carezza, una mano che dona aiuto, un lasciarsi abbracciare e toccare, una stretta di mano per ridare un po' di serenità, di speranza.
Penso che tutti voi abbiate sperimentato la gioia che si dà, e che anche si riceve, quando si usano le nostre mani, e non solo le mani, per aiutare qualcuno che ha bisogno...
Santa Teresa di Calcutta ha scritto una preghiera bellissima di cui vi riporto solo la prima parte:
"Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare oggi il suo lavoro.
Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri.
Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per raccontare di sé agli uomini di oggi".

Capite anche voi quanto importanti siamo agli occhi di Dio per essere missionari del suo Vangelo!
Le mani di Gesù che prendono le mani della figlia di Giairo mi fanno pensare alle mani di Dio Padre Creatore e di noi creature che si incontrano.
Dio si è fatto conoscere attraverso Gesù, è entrato in contatto con noi attraverso suo Figlio, un contatto talmente stretto che possiamo toccarlo nei Sacramenti, prenderlo per mano nelle persone che ci vogliono bene, vederlo nel sorriso dei nostri genitori, ascoltarlo nelle parole del Vangelo, addirittura cibarci di Lui nell'Eucaristia.
Quando facciamo la Comunione, Lui entra totalmente dentro di noi... non solo ci tocca e si lascia toccare, ma si fa mangiare da noi. Pensate a quale grande dono è questo!
Nel momento della Comunione io penso sempre alla donna di cui si parla nel Vangelo di oggi, penso alla sua grande fede: a lei basta toccare il mantello di Gesù!
E noi che non solo lo tocchiamo ma riceviamo il suo Corpo e il suo Sangue?
Il fatto è che troppe volte non pensiamo a quanto grande è questo Sacramento e facciamo la Comunione pensando ad altro.
Vi esorto, cari bambini, a pensare a questo nel momento in cui ricevete Gesù: pensate a Chi state ricevendo, pensate alla con-unione (comunione) che avete con Lui, pensate alla con-unione (comunione) che siete inviati a fare con tutti, pensate alla donna a cui è bastato toccare semplicemente il mantello per essere guarita!
Essere guariti non significa che dobbiamo chiedere solo di essere liberati da una malattia fisica... possiamo essere guariti anche dal nostro egoismo, dai nostri peccati, dal nostro pensare solo a noi stessi, dai nostri eccessivi desideri di avere tutto e subito, dai nostri capricci, dalla nostra poca fede...
Quella donna, essendo malata, secondo il modo di pensare dell'epoca, era considerata peccatrice, impura, e quindi non poteva partecipare alla vita della comunità altrimenti avrebbe reso impura qualsiasi altra persona lei avesse toccato.
Messa ai margini della società a causa di queste ingiuste regole che lei decide di non rispettare, ha il coraggio di toccare Gesù per ricevere il miracolo.
La molla che la muove è la sua fede che Gesù riconosce: "La tua fede ti ha salvata". Gesù chiama "fede" il semplice toccare il lembo del suo mantello, chiama "fede" anche il suo coraggio di andare contro quella regola ingiusta imposta dai governanti.
La fede, infatti, richiede anche coraggio... coraggio di andare controcorrente rispetto a ciò che di negativo riempie il nostro mondo.
Ad esempio, voi avete il coraggio di dire agli altri che siete cristiani, amici di Gesù? Avete il coraggio di pregare davanti a delle persone che non conoscete? Avete il coraggio di dire a qualche vostro compagno che non potete giocare con lui perché è l'ora della Messa e voi ci volete andare?
Per "guarire" occorre dunque "fede-fiducia-coraggio".
Avviene lo stesso per Giairo, uno dei capi della sinagoga che va dal Maestro ad implorare la guarigione della figlia che sta morendo.
Una fede che potrebbe venirgli meno quando qualcuno tenta di dissuaderlo, nella sua richiesta di aiuto a Gesù, dicendogli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù "fa il tifo" per Giairo e dice: "Non temere, soltanto continua ad avere fede!", vale a dire, io non ti ho mai abbandonato, sono stato sempre vicino alla tua sofferenza, adesso sforzati di credere alle mie parole.
Il Maestro incoraggia la fede di questo papà che fa il possibile e l'impossibile per la figlia che lui chiama con affetto e tenerezza: "La mia figlioletta".
Giairo, sentendo la grande vicinanza del Maestro, continuò ad avere fede in Lui, tanto da condurlo dentro la sua casa. Qui entrarono poche persone, quelle indispensabili. Entrò anche Gesù che si avvicinò alla bambina, le prese la mano e le disse di alzarsi, e "subito la fanciulla si alzò", guarita.
L'esempio di Giairo ci dice che il dono della fede è un cammino da seguire quotidianamente e in compagnia del Maestro.
Il racconto di tutta la sua vicenda, dall'implorazione di questo uomo fino alla guarigione della sua figlioletta, ha mostrato la continua vicinanza del Signore in questo momento triste della vita, momento che, in vari e diversi modi anche meno dolorosi, potrebbe capitare anche a ciascuno di noi.
Cari bambini, importante è credere sempre all'amore che Dio ha per noi: sia che viviamo tempi di gioia sia che viviamo tempi di tristezza, Lui non ci abbandona mai, è sempre vicino a noi per darci la forza di superare tutto quello che la vita ci presenta.
E di questo siamo certi perché è Lui che ce l'ha detto: "Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo".
La voce di Papa Francesco
"La guarigione miracolosa della figlia di Giairo ci insegna che sulla strada del Signore sono accolti tutti: nessuno deve sentirsi un intruso, un abusivo o un non avente diritto. Per avere accesso al suo cuore, al cuore di Gesù, c'è un solo requisito: sentirsi bisognosi di guarigione e affidarsi a Lui. Io vi domando: ognuno di voi si sente bisognoso di guarigione? Di qualche cosa, di qualche peccato, di qualche problema?
E, se sente questo, ha fede in Gesù?
Sono i due requisiti per essere guariti, per avere accesso al suo cuore: sentirsi bisognosi di guarigione e affidarsi a Lui" (Angelus del 1° luglio 2018).
Commento a cura di Maria Teresa Visonà