Omelia (12-02-2006) |
don Marco Pratesi |
La lebbra sparisce Il Vangelo ci racconta la guarigione di un lebbroso. Il lebbroso era l'uomo isolato per eccellenza, escluso dalla famiglia, dalla società, dalla sinagoga, da tutto. Questo nasceva dal fatto che non c'era alcun'altra possibilità di difendersi dalla malattia, se non quella di evitare ogni contatto con l'ammalato. Il lebbroso non aveva più alcuna relazione con gli altri, era un morto vivente. Oltre a questo, si tendeva a considerare la malattia un castigo di Dio. Il lebbroso è dunque doppiamente escluso: come malato contagioso e come peccatore. Possiamo vedere raffigurata nel lebbroso ogni situazione che isola dagli altri, che taglia i legami con l'altro e con Dio. Gesù gli restituisce la possibilità di rientrare in comunicazione, di rientrare nelle circuito dell'amicizia, della famiglia, dell'amore, della vita. Di un rifiuto umano egli fa nuovamente un padre, un marito, un cittadino, un amico, un uomo. È il manifesto del progetto di Dio: il Messia vuole l'uomo integro, non separato dagli altri uomini né da Dio, e abbatte ciò che lo tiene separato. Essere cristiani significa essere chiamati a questa integrità, a questa salvezza, e dobbiamo ringraziare Dio per averci scelto. Questo programma, poi, impegna anche noi a distruggere ogni barriera tra gli uomini. Anche oggi si ha la tendenza di sempre a mettere da parte qualcuno, per un motivo o per l'altro, a creare esclusione. Il corpo sociale è propenso a trovare se stesso normale e anormali gli altri: quelli che non vivono come noi, non pensano come noi, etc. In ogni gruppo, e nelle stesse famiglie, spesso c'è chi è più o meno messo da parte. Come discepoli, non possiamo accettare che singoli o gruppi siano visti esclusivamente come qualcosa da cui proteggersi. L'esempio di Gesù ci spinge a riportare le persone nella compagnia umana, a vincere le avversioni e i pregiudizi. Discepolo è colui che non produce esclusione e che contribuisce a reintegrare l'escluso. Questo non significa affatto trattare i problemi alla leggera: essi vanno considerati nella loro realtà e senza visioni idilliache. Ma l'obiettivo deve rimanere consentire ad ogni uomo di essere in relazione con Dio e con gli altri, nella società e nella chiesa. All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci liberi da ogni male, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: Fiduciosi nella potenza e nella bontà di Dio, chiediamo al Padre di essere liberati dal male: |