Omelia (30-06-2024) |
Omelie.org - autori vari |
COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Francesco Botta La tredicesima domenica del tempo ordinario ci mette di fronte al grande e profondo desiderio di vita che ci portiamo dentro. Ci rendiamo conto, soprattutto in alcuni momenti della nostra esistenza, di quanto sia urgente e insistente quel desiderio e quel bisogno di essere vivi davvero. La vita dentro di noi cammina su sentieri che ci fanno incorrere in situazioni in cui non sempre riusciamo a trovare ciò che cerchiamo davvero. La nostra vita interiore in realtà ha sete di Cristo e noi stiamo male quando non riusciamo a riconoscere questa fame. Prendiamo tre parole (tre participi) che ci aiutino a riconoscere questa fame dentro di noi. Visti. Nel vangelo di Marco che abbiamo ascoltato, all'inizio si racconta di un uomo e una donna, entrambi accomunati dal grande bisogno di incontrare Gesù e dal desiderio di vita. Entrambi desiderano la vita ed entrambi cercano Gesù. Quanto ci somigliano questi due personaggi! Quante volte anche noi sentiamo con più urgenza il bisogno di vita... Il vangelo ci apre un sentiero molto chiaro: è solo Cristo che può dare senso a quel bisogno di vita che abbiamo. Il vangelo di questa domenica ci mette davanti anche a un'altra verità. Quel desiderio di vita comincia a trovare senso quando ci sentiamo visti, quando ci sentiamo raggiunti da uno sguardo diverso, quando ci rendiamo conto che per qualcuno noi esistiamo davvero. Giairo sente il bisogno di essere visto e soprattutto vuole che la figlia si senta vista e raggiunta dalla salvezza. La donna che cerca Gesù con grande coraggio e insistenza, fino ad arrivare a toccargli il lembo del mantello, si sente vista nel momento in cui Gesù si volta e non lascia alla confusione quel leggero tocco. Spesso ci dimentichiamo che a Dio interessa tutto di noi. Quando a noi sembra solo di sfiorare Dio, per lui questo diventa un richiamo fortissimo. Riconosciuti. ‹‹Figlia, la tua fede ti ha salvato›› (Mc 5,34). Gesù riconosce questa donna e la chiama figlia. La donna ora si sente riconosciuta. Non viene notata e basta, viene riconosciuta. Quelle volte in cui ci siamo sentiti riconosciuti da qualcuno che non immaginavamo, rappresentano un'esperienza di grande umanità. Per qualcuno non passiamo inosservati. Cristo riconosce la nostra identità di figli e figlie. Cristo riconosce i nostri aneliti più insistenti e quelli più nascosti. Anche per la figlioletta di Giairo accade lo stesso: viene riconosciuta da Gesù: ‹‹la bambina non è morta, ma dorme›› (Mc 5,39). Spesso ci capita di darci per vinti, o peggio, di darci per morti. Solo Dio sa che dentro di noi c'è quella scintilla di verità e di vita che non potrà mai morire. Cristo riconosce questa scintilla in noi e gli interessa farla diventare un fuoco. In questo processo di riconoscimento lui ci prende per mano, come ha fatto con la figlia di Giairo: ‹‹prese la mano della bambina›› (Mc 5,41). Il riconoscimento vero è un processo graduale. Ciascuno di noi ha tante conoscenze, ma solo alcune di queste noi riconosciamo davvero come significative. Riconoscere è un conoscere continuo e graduale. Cristo non solo ci conosce, ma ci riconosce ogni volta, anche quando a noi sembra di essere morti. Scelti. C'è un numero che ricorre in questo brano: il dodici. Sappiamo la grande ricorrenza del numero dodici, un numero che nella Bibbia è molto caro a Dio. Dodici sono le tribù di Israele, come dodici sono gli apostoli. Ma dodici sono anche gli anni della bambina e da dodici anni la donna del vangelo di oggi ha perdite di sangue. Il dodici indica l'elezione da parte di Dio, la sua scelta. Dio sceglie noi, Dio sceglie te perché non può farne a meno: tu gli interessi, gli stai a cuore. La scelta di Dio porta vita nuova, ci fa rinascere. Ecco allora quel desiderio di vita di cui abbiamo già parlato. Dio ci rende vivi scegliendoci. Ci vede, ci riconosce e ci sceglie. Quando stiamo male, quando ci sentiamo inadeguati, quando ci sentiamo morti, Dio ci sceglie di nuovo. Anche per noi è possibile toccare Cristo e lasciarci guardare da lui. Quel lembo del mantello possiamo toccarlo anche noi in tanti modi. In che modo penso di aver fatto esperienza di toccare almeno il lembo del mantello di Cristo? Potrei portare questa domanda con me nei prossimi giorni. Fare questo tipo di esperienza ci può aiutare a riconoscere che magari ci capita di veder passare Dio nelle strade della nostra vita e il rischio di lasciarlo passare invano c'è sempre. Ma anche questo non ci deve spaventare, perché Cristo è il primo a voler incontrarci e continuamente percorre i nostri sentieri con la speranza di incontrarci davvero. |