Omelia (07-07-2024) |
padre Paul Devreux |
"In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono". Quando si è fatto qualche cosa di nuovo e bello, si ha voglia di raccontarlo ai propri cari e amici. Perciò penso che Gesù torna con entusiasmo nel suo paesino di origine con i suoi discepoli. Immagino che sia contento, di ritrovare sua madre e gli amici. È un momento di festa per tutti. Arrivano durante la settimana, anche perché non si poteva viaggiare di sabato. Sono due giorni di cammino e settecento metri di salita. Bisogna essere motivati per farlo. "Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga". E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo". Non accettano novità da uno di loro. Si ascolta più facilmente uno sconosciuto. Per giustificare il loro rifiuto, usano la tattica del disprezzo. Infatti non lo chiamano mai per nome. Già questo è brutto. Poi, dire che è carpentiere, è come dire che è un povero; e chiamarlo figlio di Maria anzi che di Giuseppe è offensivo. Succede anche oggi, quando diciamo: "Ma guarda chi parla, da che pulpito viene la predica". Ma cosa avrà detto Gesù per suscitare questa reazione? Per esempio che Dio ama tutti. Che tutti siamo fratelli, compreso i pagani... Tutti discorsi destabilizzanti, opposti a quelli tradizionali. Succede anche oggi che c'è chi si attacca alla tradizione, perché rifiuta l'evoluzione della chiesa. "Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità". Gesù si meraviglia, ma non si arrabbia. Addirittura riesce ad aiutare qualcuno, malgrado il contesto. Cerca di capire e riparte. Certamente è un'esperienza brutta sia per lui che per la sua nuova comunità, ma non è stata inutile. Lui ha seminato, e sappiamo che qualcuno poi a capito e l'ha seguito. Lo si legge negli atti degli Apostoli. Anche a noi il Signore ci chiede solo di testimoniare, raccontando esperienze che ci hanno aiutato. Per esempio raccontare che entrare in una chiesa vuota è un'esperienza bella, è già un annuncio. Gesù mi chiede solo d'essere testimone, di raccontare ciò che ho visto e capito dell'esistenza e dell'amore di Dio. Sa lui come e quando fare fruttificare queste testimonianze. "Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando". Ma perché l'evangelista ha voluto raccontarci quest'episodio doloroso e fallimentare della vita di Gesù? Forse per farci vedere che non bisogna avere paura di fallire e di essere deboli. Disse San Paolo ai Corinzi nella seconda lettura di oggi: "Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. Buona domenica. |