Omelia (01-07-2024)
Missionari della Via


Tutti noi come i discepoli vorremo esprimere la nostra generosità, dire a Gesù: "io ti seguirò dovunque tu vada: ci sarò per te!". Eppure, il nostro è spesso uno slancio solo umano, che si spinge fino a un certo punto, senza perderci troppo e calcolando minuziosamente rischi e benefici. Uno di questi è non perdere ciò che abbiamo, la casa, la famiglia, i nostri beni, i nostri affetti. Gesù invece colloca tutto su un piano diverso, ci dice: "mettimi al primo posto e tutto brillerà di un amore maggiore". Questo è un invito a lasciare la vita degli altri libera dal possesso, mettendo in ordine l'amore. L'amore, infatti, non è fatto di pennellate sparse e gesti eroici, ma ha bisogno di essere ordinato per splendere, per creare vera bellezza, creare libertà. Se metto in ordine le priorità nella mia vita, queste mi rendono capace di far agire Dio. Spesso per noi l'amore è associato a qualcosa di spontaneo, immediato, che senti o non senti, eppure, l'amore ha realmente bisogno di essere ordinato! È capitato di incontrare persone che hanno sempre fatto del parere dei genitori la bussola delle loro scelte, e che tutta la vita hanno poi rimpianto il "non fatto". Per amore spesso ci viene chiesto qualcosa che appare un bene, ma l'ordine delle cose è invertito, per cui: "Si, sono chiamato a sposare una ragazza che abita lontano, però mamma e papà vengono prima, così resto a casa"; "Sono chiamato alla vita religiosa, ma poi come fanno i miei genitori senza di me? Come faccio se trovandomi in una comunità non posso fare tutto quello che voglio io?". Ecco, quando l'ordine delle cose è invertito, l'amore diventa disordinato e può avere in sé una potenza distruttiva. Una esperienza comune che facciamo è che alcune persone, per non deludere altri, vivono frustrate, acide e arrabbiate. L'amore ha bisogno di essere ordinato alla bellezza di Dio, altrimenti per amore creiamo blackout (oscurità), creiamo rancori, tristezza. Non si tratta di abbandonare gli affetti e neanche di un lasciare esteriore, ma si tratta di andare più in profondità. Quanti lasciano mamma e papà, si sposano o si consacrano e passano poi il tempo a pensare a mamma e papà? Dio ci chiama ad ordinare la vita, distendere le ali e volare, ci chiama a essere liberi, felici, a crescere, a realizzare la nostra missione che non è la fotocopia di quella di nessuno.

Dare la vita per i genitori in modo diverso, ecco la storia della giovane beata Laura Vicuña:

«Fare la volontà di Dio: è questa la mia preghiera preferita», diceva. L'offerta del dolore innocente, sull'esempio di Gesù, ha una grande testimone nella beata cilena Laura Vicuña (5 aprile 1891 - 22 gennaio 1904). "Fiore eucaristico di Junín de Los Andes, la cui vita fu un poema di purezza, di sacrificio, di amore filiale", come si legge sulla sua tomba. Orfana di padre, militare di grande bontà e valore, esule da Santiago del Cile a Temuco, venne ad abitare con la madre e la sorella nel villaggio di Quilquihué, nel territorio argentino di Neuquén. L'ambiente purtroppo - a detta degli storici - era moralmente inquinato; la stragrande maggioranza delle unioni coniugali era irregolare, anche perché, mescolati agli indigeni, vivevano avventurieri, evasi e fuoriusciti. La stessa madre della piccola Laura, entrata a servizio di un "estanciero", era commiserata sia per la sua infelice convivenza sia per la ferocia dell'uomo a cui si era legata. Infatti, la madre, Mercedes, si trasferì con le figlie in Argentina, vivendo vicino al confine con la terra natìa. Dopo alcuni mesi conobbe un ricco proprietario terriero, Manuel Mora, che le diede un lavoro nella sua fattoria ma al prezzo di divenire sua concubina e amante. La piccola Laura trovò ben presto un rifugio spirituale presso le Suore Salesiane, nel piccolo collegio femminile di Junín de Los Andes. [...] Nella sua giovane età Laura Vicuña aveva perfettamente compreso che il senso della vita sta nel conoscere ed amare Cristo. [...] Laura aveva appunto compreso che ciò che conta è la vita eterna e che tutto ciò che è nel mondo e del mondo passa inesorabilmente. Seguendo poi le spiegazioni del catechismo, comprese la situazione in cui si trovava sua madre e, sentendo un giorno dal Vangelo che il vero amore giunge a dare la vita per la persona che si ama, offrì la sua vita al Signore per la salvezza della mamma. Divenuta poi quella casa un pericolo anche per lei [...] un brutto giorno venne aggredita e malmenata da quell'uomo; il quale, accecato dalla passione, la percosse violentemente e la lasciò tramortita di spavento. Ma aveva vinto lei, la giovane Laura. Questa però ormai, consumata da varie malattie, andava velocemente declinando, confortata dall'Eucaristia e dalla speranza della conversione della mamma. Nell'ultimo giorno della sua vita, poche ore prima di morire, chiamò vicino a sé la mamma e le rivelò il grande segreto: "Sì mamma, sto morendo. .. Io stessa l'ho chiesto a Gesù e sono stata esaudita. Sono quasi due anni che gli offrii la mia vita per la tua salvezza, per la grazia del tuo ritorno. Mamma, prima di morire non avrò la gioia di vederti pentita?". A questa rivelazione, serena e confidente, l'animo della madre diede un sussulto: mai avrebbe potuto immaginare tanto amore in quella sua figlia! E spaventata nel conoscere la sofferenza che aveva accettato per lei, promise di convertirsi e di confessarsi. Ciò che fece prontamente e sinceramente. La missione della giovane Laura era ormai compiuta! Ora poteva entrare nella felicità del suo Signore!

Laura riuscì a insegnare a sua madre, imparando il Vangelo, qual è il vero amore. Una bambina libera aveva amato in modo ordinato, dando la vita per la salvezza della sua mamma.