Omelia (04-07-2024) |
Missionari della Via |
Pensare cose malvage nel nostro cuore è un sentimento comune, a volte liberatorio. È come se alcuni pensieri ci riscattassero dal male che abbiamo ricevuto, ma purtroppo è solo un'illusione! Quando guardiamo gli altri cercando di che lamentarci e interpretiamo la loro vita in modo malevolo, questo ci mortifica come persone perché è un semplificare la realtà per abbassarla a livello dei pensieri cattivi che coltiviamo. Le frustrazioni del vivere sono spesso la causa dei pensieri malevoli che coltiviamo, che non ci fanno cogliere il bene e godere del bene. Si, rischiamo di guardare anche le opere di Dio e abbassarle per farle sembrare sporche, e questo diventa malvagità! Quanti santi hanno sopportato questa crudeltà, questa invidia, questi cattivi pensieri che non tardavano a tramutarsi in cattive azioni. C'è un antico detto che recita: "L'uomo è l'unico animale capace di inciampare due volte nella stessa pietra". Infatti, riusciamo a non imparare dalle esperienze passate, riusciamo a manipolare la nostra memoria per non ricordare le conseguenze del coltivare pensieri malvagi. La crocifissione di Gesù e ogni crocifissione a cui tanti sono condannati, viene da pensieri malvagi, distorsioni e mistificazione della realtà che perpetuiamo nel tempo e che poi sfociano in azioni malvage. Ogni azione cattiva intralcia azioni buone e cose buone che Dio vuole fare nel mondo. Così quel paralitico per i mal pensanti non doveva e poteva essere guarito e salvato. Non erano increduli ma ciechi di amore, incapaci di vedere il bene. Così Gesù diede una dimostrazione al loro livello: "il paralitico cammina dopo le mie parole, così viene perdonato, secondo le mie parole", direbbe Gesù. Dio opera il bene che tu non vedi, Dio ha a cuore l'amore e noi invece cosa facciamo: speriamo il bene per gli altri o ci crogioliamo a pensare cose malvage sentendoci giusti? Quando guardiamo gli altri, cerchiamo i loro difetti e le mancanze verso di noi o ci preoccupiamo del loro bene? Sappiamo riconoscere il bene che fanno gli altri? «Arelio dava a tutti i volti che dipingeva le sembianze e l'espressione delle donne che amava; ognuno si crea la devozione secondo le proprie tendenze e la propria immaginazione. Chi si consacra al digiuno, penserà di essere devoto perché non mangia, mentre ha il cuore pieno di rancore; e mentre non se la sente di bagnare la lingua nel vino e neppure nell'acqua, per amore della sobrietà, non avrà alcuno scrupolo nel tuffarla nel sangue del prossimo con la maldicenza e la calunnia. Un altro penserà di essere devoto perché biascica tutto il giorno una filza interminabile di preghiere; e non darà peso alle parole cattive, arroganti e ingiuriose che la sua lingua rifilerà, per il resto della giornata, a domestici e vicini. Qualche altro metterà mano volentieri al portafoglio per fare l'elemosina ai poveri, ma non riuscirà a cavare un briciolo di dolcezza dal cuore per perdonare i nemici; ci sarà poi l'altro che perdonerà i nemici, ma di pagare i debiti non gli passerà neanche per la testa; ci vorrà il tribunale. Tutta questa brava gente, dall'opinione comune è considerata devota, ma non lo è per niente» (San Francesco di Sales). |