Omelia (07-07-2024) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Marco 6,1-6 Brutta bestia l'invidia, peggio ancora la gelosia!...l'invidia potrebbe - ma non è detto! - avere un fondo positivo, quando esprime il desiderio di essere migliori e dunque possiede una forza trainante a diventare come colui/colei che invidiamo. La gelosia, invece non è mai positiva, non è mai buona: "Perché a lui/lei sì e a me no?". La gelosia si accompagna quasi sempre al risentimento: verso la persona di cui siamo gelosi, e verso coloro che, a nostro avviso, hanno dato a lui/a lei, più che a noi... fosse anche il destino, fosse anche Dio. E veniamo al Vangelo: l'introduzione sull'invidia e la gelosia me l'ha suggerita la brutta avventura capitata a Gesù, quando, ritornato al suo paese, verosimilmente Nazareth o Cafarnao, incontrò l'ostilità dei compaesani. Costoro, venuti a sapere dei miracoli che aveva compiuto e ascoltando gli insegnamenti che teneva nella sinagoga in giorno di sabato, invece di rallegrarsi con il prossimo e con Dio, si scandalizzarono. Perché era inammissibile che uno come Gesù, figlio di un falegname, senza titoli di studio, parlasse così e operasse addirittura guarigioni. Altro che fede, o buonafede! Qui siamo di fronte a un tipico esempio di malafede così diffuso tra la gente, anche perbene... come i Nazarethani - gli abitanti d Cafarnao non so come si chiamano -; i quali si limitarono a rimarcare superficialmente il fatto che Gesù era di umili origini e che tutti conoscevano la sua famiglia, una famiglia semplice, ordinaria, che non aveva mai compiuto nulla che attirasse l'attenzione,... Ma l'esito di questa riflessione smaschera l'apparente innocenza, e si rivela ciò che è veramente, incredulità. Ecco che affiorano i famigerati stereotipi, così diffusi, non solo tra la gente ignorante... Con quei natali - e non approfondiamo! -, Gesù non può dire ciò che dice e non può fare ciò che fa! ma chi si crede d'essere, un Messia? Il Messia, quello vero, non assomiglierà certo al figlio di un falegname, non si accompagnerà con dei pescatori analfabeti, non accetterà inviti a cena con i peccatori, non si fermerà a chiacchierare con persone di dubbia reputazione, come pubblicani e prostitute!... Già, gli stereotipi! Non voglio riprendere l'argomento che ho già trattato in lungo e in largo in occasione delle serate sul Vangelo di Maro. Chi può dichiarare di non avere mai ragionato su niente e nessuno, in base a stereotipi, scagli la prima pietra! Il primo a meravigliarsi dell'incredulità della gente è Gesù! È del tutto naturale, perché il figlio di Maria e Giuseppe, lui sì, non nutriva i nostri pregiudizi, ne era condizionato dai nostri stereotipi. Per il Signore un uomo, una donna sono prima di tutto persone, a prescindere dal genere, dal colore della pelle, dall'appartenenza sociale, dalla fede religiosa, o, tanto per restare in tema, dalla buona o cattiva reputazione... Chi incontrava il Nazareno, e aveva il coraggio di lasciarsi guardare negli occhi, senza porre alcun filtro o impedimento, ne rimaneva letteralmente folgorato e cambiava vita! che importanza aveva quello che era stato prima, quello che pensava la gente di lui, di lei... L'incontro (con Cristo) segnava l'inizio di una vita nuova, caratterizzata dalla fede e nient'altro. E non c'era, non c'è età troppo precoce o troppo avanzata per vivere l'esperienza della conversione. Pensiamo alla figlioletta di Giairo che abbiamo incontrato domenica scorsa; ma pensiamo anche al buon ladrone che san Luca colloca a fianco di Gesù, inchiodato alla croce... Pochi anni appena di vita, o pochi istanti dalla morte possono essere l'occasione per entrare nel raggio di azione di Gesù e guadagnare insieme con Lui il Paradiso! Ripeto: al Maestro di Nazareth non importa qual è stato il nostro passato! Il passato è passato; ciò che veramente conta è il futuro (della Salvezza)! Se per Lui il passato non ha valore definitivo, e non impedisce la conversione, per noi non è così! e non mi riferisco a quello che pensiamo degli altri, colpevoli del loro passato e condannati a portarselo dietro per tutta la vita, come documento di riconoscimento... Sto pensando al nostro passato, al mio... Per Gesù non conta, ma per me sì! In definitiva, non sono del tutto sicuro di poter cambiare. La fiducia nella conversione dagli errori - i peccati! - è fragile, forse non è neppure reale. Prima o poi ci ricasco! Dunque, la prospettiva di essere un uomo nuovo, diverso da prima, per il fatto di avere conosciuto il Signore, è un'utopia. L'esperienza delle mie ricadute, può frustrare il desiderio di cambiare, riducendolo a pura velleità... E noi sappiamo che quando i desideri sono spogliati della loro apparenza e si rivelano velleità, siamo ad un passo dal cinismo e il cinismo è l'anticamera della disperazione. Non lasciamoci vincere dalla tentazione dei Nazarethani, di fuggire lo sguardo di Cristo, classificandolo in base ai rumors che gli si agitavano intorno. Coraggio! guardiamolo dritto negli occhi e lasciamoci conoscere così come siamo, senza veli, senza paura e senza finzioni... come fece Zaccheo, come fecero la donna adultera, la prostituta, il ladrone,... E anche per noi sarà l'inizio di una vita nuova. Come dice san Paolo ai Cristiani di Filippi: "Dimentico del passato e proteso verso il futuro," corriamo anche noi, insieme con Lui, verso la mèta, per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù (cfr. Fil 3,13-14). |