Omelia (07-07-2024) |
don Roberto Seregni |
E si meravigliava della loro incredulità Dopo le parole dure rivolte ai discepoli increduli e il duplice elogio alla donna e al capo della sinagoga, la liturgia ci invita nuovamente a meditare sulla fede. La nostra, prima di tutto. Forse vale la pena ribadire che fede non significa solo credere in alcune verità o sentirsi parte di una comunità, ma soprattutto vivere una relazione con Gesù. Ascoltarlo, parlargli, seguirlo, stare con lui e parlare di lui. Fede significa vivere una relazione vera e autentica con Gesù, non solo assolvere i precetti o non infrangere i comandamenti. Dopo questa breve premessa, andiamo ora al vangelo di oggi. I compaesani di Gesù sono stupiti e perfino scandalizzati dalla sua persona e dalla sua missione. Lo conoscono bene: è cresciuto in mezzo a loro, lo hanno visto fin da bambino, conoscono la sua famiglia. Sanno che Gesù è un falegname, il figlio di Maria. E proprio questo è lo scandalo: la pretesa di Gesù, uomo tra gli uomini, falegname di provincia, d'essere la trascrizione storica e carnale della presenza dell'Eterno. Lo scandalo della fede è costituito dal fatto che la potenza e la sapienza di Dio si manifestino nella debolezza di un amore fatto carne. Lì, davanti ai loro occhi, sta il Figlio di Dio, il Messia atteso. E loro non gli credono. Non possono. Non ce la fanno. In tutto il racconto di Marco questa è l'unica cosa che provoca la meraviglia di Gesù. Il Rabbi ha calmato tempeste, scacciato demoni, resuscitato morti ma contro l'incredulità dei suoi compaesani non può fare nulla. Il Signore ci chiama a rinnovare la nostra fede, a lasciarci sorprendere dal mistero dell'amore eterno che si è fatto carne e passione, uomo tra gli uomini, scandalo e bellezza della fantasia eterna del Padre. un abbraccio don Roberto Seregni |