Omelia (07-07-2024)
padre Ermes Ronchi
Sillabe di Dio

Dio prende da parte il suo profeta Ezechiele e gli parla duro:

tu vai! Lo so che sono un popolo dal cuore duro,

ma tu profetizza, ascoltino o non ascoltino.


Introduzione forte e diretta al vangelo del ritorno di Gesù a Nazaret, dove si conoscono tutti.

Nazaret è il nostro paese.

Io sono Nazaret: ho detto qualche volta "sì" a Dio e tante volte "no" al vangelo.

"Ma non è il falegname? Ma che cos'ha da mettersi a fare il maestro?

E cosa ha da toccare i malati con quelle mani, che sanno solo riconoscere i nodi del legno?"


E si scandalizzavano di lui. Di lui, andato a vivere come un senza fissa dimora, un vagabondo che non sa neanche mantenersi.

Gesù, rabbi senza titoli e con i calli alle mani, si è messo a raccontare Dio con parabole nuove, che sanno di casa e di terra, dove un grano di senape diventa rivelazione.

Ma che cosa li scandalizza? L'umiltà di Dio. Non può essere questo il nostro Dio. Dov'è la gloria e lo splendore dell'Altissimo che tuonava sul Sinai?

Questo Dio che viene a tavola con noi. Anzi di più, siede in mezzo a malati e peccatori, pubblicani e indemoniate. Lo scandalo della misericordia. E Gesù lo sa: un profeta non è disprezzato che in casa sua.

Non disprezziamo mai quelli di casa!

C'è il cromosoma di Dio, in tutte le nostre case. Ascoltiamoci!

Ascoltare non è sentire, che è un fatto sensoriale, ascoltare è un fatto di cuore.

Si ascolta come bambini o come innamorati. E noi troviamo mille scuse, anziché aprirci all'ascolto.

E Dio invece si stupisce: con Ezechiele, con i paesani, con me.

Siamo circondati da profeti, magari piccoli. E come gli abitanti di Nazaret, sprechiamo i nostri profeti quotidiani, senza ascoltare l'inedito di Dio. Non mancano i profeti, manca l'ascolto!

Siamo tutti sillabe di Dio. Ma chi ascoltare? Da chi imparare?

C'è un criterio: ascoltiamo chi ci aiuta a crescere in sapienza e grazia, cioè nella capacità di stupore infinito.

E non quelli che ci mettono lacci alla vita, ma quelli che ci daranno ulteriori ali e la visione di nuovi cieli e una terra nuova.

I buoni maestri ci sono!

La risposta di Gesù al rifiuto dei suoi paesani è bellissima: né rancore, né condanna, tanto meno si deprime per un insuccesso, ma apre una meraviglia che rivela il cuore di luce di Dio: "Solo impose le mani a pochi malati e li guarì".

È rifiutato ma si fa ancora guarigione, anche di pochi, anche di uno solo. L'innamorato respinto continua ad amare, anche senza contraccambio.

Di noi Dio non è stanco: è solo qualche volta meravigliato.