Omelia (06-07-2024) |
Missionari della Via |
La conversione non è una toppa su un abito vecchio, ma è un ricamo nuovo che abbellisce anche il vecchio, lo rinnova. Le toppe nella vita non funzionano mai! Quando Dio si usa come toppa per coprire i nostri vuoti interiori, per sentirci migliori, per avere una rivincita, ma non viene fatto entrare nella nostra esistenza, si creano disastri. Dio, infatti, fa nuove tutte le cose, veramente vuole rinnovare, riempire di letizia la nostra vita. La sua presenza è come quella dello sposo, porta gioia, come un banchetto di nozze. Diverso è quando Dio diventa un rattoppo che serve per giustificare la vendetta, la guerra, l'inimicizia, il potere abusante, il senso di rivalsa, allora questo "Dio toppa" strapperà tutto il vestito! Se esiste un prete che diventa tale perché pensa che così avrà un ruolo nella società e potrà darsi un tono, mette una toppa! Se un altro consacrato pensa che avendo un ruolo sacro, con esso potrà coprire una dipendenza dall'alcool o dal gioco dovuta alle sue fragilità o alla solitudine, mette una toppa! Se esiste una religiosa che indossando un abito, può nascondere la sua incapacità di relazionarsi e di stare con gli altri, ha messo una toppa! Se esiste un laico che pensa che il suo posto in chiesa gli dona il sentirsi importante, l'unico referente di cui hanno bisogno le persone per fare un servizio a favore di Dio, mette una toppa! Se in famiglia si va a messa la domenica perché si è di una fazione politica che lo prevede, si mette una toppa! Se esiste un giovane o una giovane che pensa che andare ogni giorno in chiesa le dona un ruolo, e così può non guardare a quel vuoto interiore che sente, ha messa una toppa! Potremmo fare tanti esempi di toppe, di disastri spirituali, di Dio usato per rattoppare le nostre pochezza, un Dio che diventa oppio dei popoli. La storia è piena di questi scempi, che rovinano la bellezza di ciò che Dio vuole donarci: la gioia vera, la capacità di perdonare, di divertirsi senza necessariamente distruggersi con il peccato, di saper soffrire offrendo noi stessi per il bene delle anime e del mondo intero. Non barattiamo una vita piena, all'insegna del Vangelo, con un Dio fantoccio. Dio ci insegna la vera gioia inebriante, è lo sposo che porta la letizia nel nostro cuore, quella di chi sa vivere in pienezza e non si risparmia. «Dio non è un tappabuchi; Dio non deve essere riconosciuto solo ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza e non solamente nella sofferenza; nell'agire, e non solamente nel peccato. La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Egli è il centro della vita» (D. Bonhoeffer). |