Omelia (09-07-2024)
Missionari della Via


L'opera del male è forte nel mondo, tante volte il demonio si intreccia nelle nostre storie e opera anche da muto, per dividerci, per uccidere l'immagine di Dio e le sue opere. Ancor di più ciò ci fa comprendere l'importanza di dare la vita per Dio, di innestarsi nel campo del Signore e fiorire per costruire il regno di Dio, la sua presenza nel mondo, lì dove il diavolo vuole distruggere. Il Signore chiama tanti ad operare, ognuno nella sua vocazione. Molti sono chiamati anche come consacrati, cioè a consacrare la propria vita come segno del regno dei cieli. Con una semplice immagine evangelica, dunque senza molte teorie astratte ma guardando alla vita di Gesù, si può definire la vocazione come un granellino di senape, il più piccolo di tutti i semi, inspirandosi proprio al granellino di senape del Vangelo. Questo semino che è la vocazione, proprio per la sua piccolezza, spesso non suscita un consenso immediato ed è soffocato da altre attese e progetti; non è preso sul serio, forse addirittura è preso in giro o viene visto come fosse un seme d'infelicità. Proprio perché fragile, ha bisogno di molta attenzione: colui che lo coltiva deve custodire questo piccolo seme tanto tenace che cerca di farsi spazio, ma che rispetta la libertà dell'uomo, avendo infatti una sua azione discreta che non si impone. Gesù ci dice però che: «Una volta cresciuto, è più grande di tutti» (Mt 13,32). È dunque un seme piccolissimo che ha bisogno di molta cura per maturare, ma poi crescendo per la grazia che agisce in esso, dona il coraggio di decidersi, di avvertire una attrazione che è più forte di ogni altra possibilità. È infatti il più piccolo e insieme il più grande fra tutti i semi. Spesso si dice: "Dio chiama alla vita religiosa coloro che sono portati per essere dei consacrati", ma non è così! Dio non ci chiama perché siamo bravi e capaci, ma ci chiama per realizzare la verità della nostra vita facendoci un dono, senza interessi! Più si va avanti in un cammino di consacrazione più si capisce che non siamo capaci da soli, che abbiamo bisogno di crescere, di maturare. Di questo dono si deve fare esperienza e questa deve diventare sapienza, cioè qualcosa di stabile e definitivo. Dunque non più una sensazione o un entusiasmo, ma un cambiamento radicale di vita, di mentalità, di coscienza, di sensibilità, arrivando a quella maturità non solo di operare una scelta, affinché un interesse diventi amore, ma di maturare come grande albero sotto il quale tanti possono trovare ristoro. Questa maturità si coltiva giorno per giorno, e arricchisce la messe del Signore. Preghiamo perciò oggi, perché il Signore doni la forza a tanti di donare la vita per il regno dei cieli, preghiamo non solo per tutte le vocazioni nel popolo di Dio, ma anche per i consacrati che con i tre consigli evangelici che assumono nella loro vita, la povertà, la castità e l'obbedienza, sono chiamati ad essere segno profetico, cioè segno di qualcosa di più grande per cui è creato l'uomo!!

«Dobbiamo andare aldilà delle caratteristiche specifiche di ciascuno dei tre consigli evangelici e vedere di che cosa pretendono di essere vissuto ed espressione, testimonianza. Orbene, andando in profondità, scopriamo di arrivare a un punto o nocciolo unico e semplice allo stesso tempo: la ricerca di un significato della vita umana, la quale diventa ricerca appassionata di Dio, nostalgia di Lui, "vittime" di una seduzione irresistibile»
(J. Rovira).