Omelia (14-07-2024)
don Michele Cerutti
L' astuzia del serpente e la semplicità della colomba

Davanti alla difficoltà di presentare le proposte evangeliche si cerca in tutti i modi di applicare processi che siano in grado di annacquare qualche iniziativa e ottenere qualcuno in più come presenza e quindi impedire che si possa andare incontro ad un fallimento.
Pensiamo alla pastorale giovanile dove per attirare i giovani si cerca di eludere alcuni argomenti per ottenere una partecipazione maggiore a qualche campo scuola.
Procedendo in questa maniera il rischio è di presentare il Regno di Dio molto all'acqua di rose, come si dice nel gergo comune, perché accomodante con le logiche del mondo.
Gesù ci dice oggi Matteo sa benissimo che i discepoli andranno incontro a delusioni e difficoltà.
L'annuncio del Vangelo ha in sé il DNA della persecuzione e dell'incomprensione.
A quelle comunità a cui l'evangelista si rivolge, provate perché sottoposte a veri e propri accanimenti ad opera dei giudei da un lato, che consideravano i cristiani traditori e ad opera dei romani dall'altro, che volevano che i discepoli venerassero i re di Roma, c'è l'invito a essere astuti come i serpenti e semplici come le colombe.
Il semplice è colui che sa giungere all'essenza e non va dietro ragionamenti astrusi e inconcludenti, l'astuto è il prudente colui che non va alla ricerca dello scontro a tutti i costi, ma che nello stesso tempo non si lascia sopraffare.
Quando manca la realtà persecutoria nell'annuncio c'è qualcosa che non va nella direzione giusta.
I santi e non solo i martiri, ma tutti quelli che veneriamo sono passati dall'incomprensione perché annunciavano senza compromessi nella logica della verità.
Se ognuno si lanciasse a leggere questa estate un'agiografia lo può constatare di persona.
Da parte nostra non vergogniamoci di annunziare il Vangelo.