Omelia (14-07-2024)
don Roberto Seregni
Li chiamò e li inviò

La strategia missionaria di Gesù è davvero sorprendente. Dopo essere stato snobbato dai suoi paesani e aver potuto realizzare solo poche guarigioni, invece di prendersi un tempo di riflessione, il maestro invia i suoi discepoli in missione.
Io mi sarei preso una settimana di vacanza per rimettere le cose in ordine e riorganizzare con calma la programmazione pastorale, ma Gesù sa bene che l'invio missionario non si fonda sull'ampiezza del consenso, ma sull'urgenza del Vangelo.
Il maestro invia i suoi discepoli praticamente senza nulla, solo un bastone e i sandali. Il missionario, prima di tutto, deve imparare a fidarsi e affidarsi a Dio. Lui non gli farà mancare nulla, anzi: darà mille volte di piú di quello che si possa immaginare.
Nel nostro testo è molto evidente che la missione è segnata fin dall'inizio dalla possibilità del rifiuto, e Gesù dà indicazioni ben precise al rispetto: "se non vi ascoltassero... se non vi accogliessero...". Il maestro affida un compito, ma non garantisce il risultato. Il rifiuto dei suoi compaesani e il martirio di Giovanni Battista, narrato da Marco immediatamente dopo l'invio in missione, chiariscono benissimo questa prospettiva.
Il discepolo non deve misurarsi sulla visibilità del risultato in termini numerici, ma sulla qualità e lo stile dell'annuncio. Il maestro ci chiede di essere fedeli al Vangelo, non di riempire stadi o piazze; ci invita a spargere ovunque il seme della Parola, ad essere generosi, a non preoccuparci di contare. L'unica cosa che conta è la fedeltà al progetto del Regno.

Un abbraccio
don Roberto Seregni